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Il caso

E’ allarme adulterazione: il miele “abusivo” invade i supermercati

lunedì 26 Febbraio 2024

L’apicoltura anche in Sicilia, come in tutta la penisola, morde il freno. Come è chiaro il 2023 è stato un anno che ha segnato una forte crisi del settore, che ha destabilizzato la produzione e di conseguenza la commercializzazione del miele. La Sicilia è la terza regione italiana per il patrimonio apistico e conta una produzione di miele pari al 20% della produzione nazionale, una risorsa quindi da tutelare e sostenere.

Un anno che ha visto difficoltà su vari fronti, clima avverso, piogge tardive, caldo torrido e incendi. La richiesta di apicoltori e di organizzazioni agricole è stata tempestiva, non è mancato l’Sos di Graziano Scardino, il presidente della Cia Sicilia che si è fatto portavoce delle problematiche delle associazioni apistiche. Un aiuto per l’acquisto del carburante necessario al trasporto delle arnie per gli agricoltori che praticano nomadismo, la piena operatività della legge per la transizione agro ecologica con la pronta promulgazione dei decreti attuativi e la tempestiva convocazione del tavolo tecnico sono state solo alcune delle richieste.

Le avversità meteorologiche, le ondate di calore e non ultimi gli incendi che hanno devastato il patrimonio boschivo e le fioriture di cui le api si nutrono, hanno avuto effetti negativi sulle produzioni. “Moltissime aziende apistiche sono sull’orlo del fallimento. Il governo regionale intervenga adottando tempestivamente concrete azioni di sostegno al comparto apistico siciliano e stanziando le specifiche risorse, in aggiunta a quelle statali ed europee”, lo aveva detto Fabio Venezia, parlamentare regionale del Partito Democratico. La sopravvivenza delle api e quindi delle aziende di produzione mellifera è strettamente connessa alla produzione di fiori sul territorio. “E’ il momento di correre in aiuto delle aziende apistiche siciliane, molte delle quali continuano l’attività solo grazie alla passione ed alla resilienza degli apicoltori. Il governo regionale ha il dovere di veicolare tutte le risorse necessarie a garantire il rispetto e la tutela ambientale”.

Ma il problema su cui concentrarsi purtroppo non è solo questo.

Sciroppi di zucchero ricavati da grano, riso e barbabietola, questo è il vero contenuto di un numero notevole di barattoli di miele importati nell’Unione Europea. Al posto del prezioso miele i consumatori si trovano quello “falso“. L’industria agro-alimentare moderna produce sciroppi con composizioni molto simili a quelle del miele e per questo si prestano molto bene alla falsificazione dello stesso. Questi sciroppi vengono molto utilizzati nell’industria alimentare, delle bevande e vengono offerti anche per l’alimentazione delle api.

Nel rapporto “Dall’alveare” la commissione europea ha svelato che una percentuale significativa di miele importato in Europa è sospettata di essere fraudolenta, su 320 lotti testati in laboratorio il 46% non conteneva realmente del miele. Anche se il rischio per la salute è minimo, pratiche del genere sono vietate perché traggono in inganno.

Il numero più alto di partite sospette proviene dalla Cina (con 88 lotti pari al 74%), Ucraina (74%), Argentina (34%), Messico (22%), Brasile (18%) e Turchia (15%).

Sugli scaffali dei supermercati si notano da un po’ di tempo prezzi allettanti per un prodotto che in realtà vale ancora meno, è il miele estero che sta invadendo i supermercati italiani. 

Come vivono questa situazione gli apicoltori siciliani?

Il problema principale è di concorrenza sleale sul mercato”. Si parla di “Dumping” ovvero una forma di concorrenza poiché i prodotti vengono venduti ad un prezzo che non rispecchia in modo accurato il costo di produzione. “Abbiamo una difficoltà enorme nel vendere un miele sano, pulito e soprattutto in regola, con tutti i requisiti e con il giusto prezzo e poi al supermercato troviamo miele con un prezzo molto basso”, così commenta Elisa di Fede, apicoltrice di Mezzojuso (PA).

Si parla di adulterazione del miele quando dalle analisi risulta l’aggiunta di sostanze come lo zucchero per aumentare il volume del prodotto. “In Italia siamo molto controllati, le dogane e i sistemi antifrode controllano le cisterne di glucosio che servono a nutrire le api. Noi apicoltori dobbiamo rispettare delle regole ben precise, deve esserci per esempio un periodo di sospensione dal momento in cui si nutrono le api a quando si pone il melario sull’arnia. La famiglia cresce, abbiamo la grande fioritura, le api cominciano a fare tanta covata e il nido si riempie. Anche dal punto di vista igienico-sanitario, ci sono delle norme che vanno rispettate. Il problema è ciò che arriva da altri paesi”.

Esiste il fenomeno della triangolazione, le cisterne di glucosio che servono ad alimentare le api arrivano dei paesi Europei, Spagna e Ungheria che sono fuori dai radar dei controlli nazionali, questi mischiano il loro miele con il glucosio e poi lo mandano in Italia. “Noi qui non possiamo effettivamente sapere quanta percentuale di glucosio è miscelato, non sappiamo se le norme vengono rispettate”. Per le leggi del regolamento europeo l’indicazione dell’origine del miele deve essere posta nella parte frontale dell’etichetta con il peso ed è tramite il numero di lotto da cui si può verificare la tracciabilità del prodotto riuscendo a capire da quale paese proviene ma non la percentuale effettiva di glucosio presente.

In Sicilia la situazione è ancora più grave, qui abbiamo l’ape nera sicula, abbiamo studi che evidenziano che gli antiossidanti contenuti nel nostro miele sono il doppio rispetto alle altre sottospecie, abbiamo una biodiversità pazzesca quindi ci teniamo tanto a proteggere l’apicoltura locale. Il nostro interesse è proteggere il miele e la sua qualità”.

Quindi non bisogna farsi ingannare dai prezzi, quando il risparmio è molto importante bisogna porsi qualche domanda.

Un consiglio da dare ai consumatori è sicuramente quello di leggere sempre le etichette, occhio all’origine del prodotto e preferire il miele locale. Va bene risparmiare, ma bisogna anche sapere cosa si acquista e, in questo caso, cosa si mangia”.

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