Cosa accadrebbe se l’ipotesi di fusione dei sei aeroporti siciliani, avanzata ieri a Bruxelles dal presidente della Regione Nello Musumeci, diventasse realtà?
L’obiettivo è quello di ottenere una migliore gestione degli scali e un sistema integrato del trasporto aereo con il quale poter promuovere strategie a sostegno del turismo e dell’economia della Sicilia.
Oggi, infatti, soltanto il Falcone e Borsellino di Palermo e il Fontanarossa di Catania presentano bilanci in attivo e un trend in costante crescita. Mentre le grandi promesse del Vincenzo Florio di Trapani Birgi e del Pio La Torre di Comiso, dopo pochi anni di attività, realizzata attraverso il sostegno economico della Regione Siciliana, non riescono a confermarsi e ad essere autosufficienti.
Discorso a parte, invece, per Pantelleria e Lampedusa che godono delle tratte sociali, ovvero del contributo pubblico necessario per tenere basse le tariffe in favore dei residenti soprattutto durante i periodi invernali quando il flusso turistico cala e le compagnie non hanno più nessuna convenienza a rimanere.
Oggi ogni aeroporto ragiona a compartimenti stagno, pensando solo ed esclusivamente alle proprie esigenze e senza prendere in considerazione ciò che accade in quelli a loro più prossimi. Una visione miope del trasporto aereo nell’Isola che non sfrutta le potenzialità di tutti gli scali di cui dispone e soprattutto abbandona al loro destino quelli più piccoli. Appare evidente, anche ai non esperti del settore, che Palermo, Trapani e Pantelleria hanno bisogno di un’unica vision capace di valorizzare le loro caratteristiche e le vocazioni dei loro territori. Lo stesso ragionamento vale per Catania, Comiso e Lampedusa.
Affidare la gestione degli scali a due grandi società, una per la Sicilia orientale e l’altra per quella occidentale, consentirebbe di sviluppare un modello di governance più efficiente in grado di proporre un’offerta che tiene conto delle peculiarità di ognuno. Ad esempio tali società sarebbero nelle condizioni di evitare inutili e costose sovrapposizioni nei collegamenti, di coprire più fasce orarie e di rispondere ai bisogni dei cittadini e degli operatori economici con maggiore facilità.
Inoltre, esse potrebbero contare anche su un notevole potere contrattuale da far valere nei confronti delle compagnie, che vogliono volare da e per la Sicilia, nella definizione dei servizi e delle tariffe. Il tutto a vantaggio dei passeggeri e dell’economia siciliani.
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