GUARDA IL VIDEO IN ALTO
Presentato il Rapporto Diste 2021, che fotografa l’economia siciliana dell’anno che si sta andando a concludere e contiene proiezioni anche per il 2022. A parlarne a ilSicilia.it il presidente dell’istituto Alessandro La Monica, l’imprenditore Gianmarco Costanzo.
CLICCA QUI PER IL REPORT DISTE
L’attenuazione della crisi sanitaria generata dal Covid-19 ha permesso all’economia siciliana d’iniziare dalla primavera scorsa un percorso di recupero in progressivo rafforzamento fino ad autunno inoltrato. L’uscita dalla
recessione pandemica è però stata trainata anche dalla politica economica espansiva tempestivamente attivata dall’Unione europea seguendo la bussola del digitale e della sostenibilità, che costituiscono le architravi del gigantesco Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrà dare al Paese un volto nuovo e più equo.
L’esercizio di preconsuntivo 2021 svolto nel Rapporto DISTE indica una crescita del prodotto interno lordo prossima al 5%, che permette di recuperare velocemente più della metà dei danni procreati dalla “bomba” Covid-19, con epicentro il secondo trimestre 2020. Dal lato della domanda il solo aggregato che va oltre il recupero delle perdite subite l’anno scorso è rappresentato dagli investimenti in costruzioni, che in virtù soprattutto del Superbonus 110% hanno un’espansione del 15,9% ed una crescita sul livello pre-pandemia dell’8,3%. Gli investimenti in beni strumentali, invece, pur con un incremento apprezzabile (+9,1%), si confermano su un valore inferiore del 3,9% rispetto al 2019 avendo riacquistato “solo” oltre il 65% delle perdite subite.
Per i consumi delle famiglie (+4,0%) il ritorno ai livelli pre-Covid si prospetta meno breve, recuperando per ora “solo” un terzo del dovuto. Sul versante della produzione la migliore posizione rispetto all’entità del recupero è ovviamente quella del ramo delle costruzioni (+16,4% la progressione del valore aggiunto), che nei confronti del 2019 ha uno sviluppo del 9,3%. Il valore aggiunto dell’agricoltura, zootecnia e pesca aumenta del 6,0% e riprende più del 90% di quanto aveva perso durante l’anno dominato dal coronavirus. L’industria manifatturiera cresce del 9,6% e riconquista un’ampia porzione del crollo precedente (quasi il 90%). Rimane per ultimo il può grande ramo dell’economia, quello dei servizi, in cui confluisce un conglomerato di attività variegate e spesso influenzate da spinte contrastanti. Il valore aggiunto del 2021 (+4,1% sul 2020) notifica un differenziale negativo del 4,9% sul 2019, avendo recuperato “appena” il 43% di quanto aveva perso. Con un peso strabordante – superiore all’80% dell’intera economia – un rilancio moderato dei servizi anche nel 2022 rischia di rinviare nel tempo l’uscita dal cono d’ombra in cui è stata relegata la Regione dalla crisi pandemica. Per l’occupazione si sconta un incremento dell’1,0% (13.000 unità in più del 2020) ed un tasso di occupazione che sale dal 41,0% al 41,9%. La percezione di un miglioramento delle opportunità di lavoro ha indotto una crescita nel numero di persone alla ricerca attiva di occupazione che si riflette sul tasso di disoccupazione, previsto passare dal 17,9% del 2020 al 18,9%.
Nel 2022 è previsto l’avvio della concreta implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la messa in moto del gran numero di cantieri programmati che dovrebbero assicurare nuovi sostegni alla fase di rilancio. Senonché con l’approssimarsi dell’inverno sta crescendo l’allarme per la comparsa di una nuova variante
dell’infezione da coronavirus, che acutizzandosi nella stagione invernale potrebbe costringere alla reintroduzione delle misure restrittive compromettendo le attese, frenando la crescita e ritardando il rientro ai livelli pre-pandemia.
Le previsioni DISTE per il 2022 prefigurano tuttavia uno scenario in cui la diffusione dei contagi resta sotto controllo, concedendo un aumento del prodotto interno lordo prossimo al 4,6%, ed il recupero totale delle perdite
registrate nel 2020. Dopo il forte rimbalzo del 2021 la domanda d’investimento è prevista decelerare ad un +8,2%, con la componente delle costruzioni che rallenta ad un +8,5% e quella dei beni strumentali che si fissa al 7,9%. Gli
investimenti in costruzioni maggiorano il differenziale con il dato pre-pandemia ad un +17,6% mentre l’altra componente racimola un primo guadagno (+3,7% sul 2019).
La prosecuzione dello sviluppo dal lato della formazione del prodotto sarà resa possibile dall’apporto positivo di
tutti i grandi rami di attività, a iniziare dalle costruzioni che con un +8,5% vedranno il valore aggiunto toccare il livello più alto dell’ultimo decennio. Vi si affiancheranno aumenti sia nell’industria in senso stretto (+6,9%), che consentono di superare del 5,7% il valore del 2019, sia nel settore agricolo e zootecnico (+2,0%), con il valore
aggiunto che guadagnerà un punto e mezzo sul dato pre-pandemia. Per il ramo dei servizi il recupero completo
delle perdite da Covid è rinviato al 2023, se tutto andrà per il verso giusto: il 2022 dovrebbe chiudersi, infatti, con un incremento del valore aggiunto del 4,2% il cui livello resta più basso dello 0,9% rispetto al 2019.
L’anno che sta per iniziare dovrebbe caratterizzarsi per un maggiore impiego del fattore lavoro. L’occupazione è prevista crescere in tutti i comparti produttivi, segnando nel complesso un aumento del 3,5% in controtendenza rispetto ai costanti cedimenti degli ultimi decenni. L’atteso aumento dell’occupazione – quasi 50 mila in più del 2021, che portano il totale a 1 milione 410 mila – consentirà di superare di 46 mila unità il dato pre-pandemia, anche
se lascia in sospeso il recupero di oltre 70.000 posti di lavoro, necessario per ritornare al livello dell’occupazione del 2007, anno precedente alla recessione finanziaria e del debito sovrano. Secondo proiezioni DISTE questo traguardo
dovrebbe essere raggiunto non prima del 2024. Il tasso di disoccupazione, infine, dovrebbe restare intorno al 18,8%
mentre il tasso di occupazione salirà al 43,5% dal 41,9% del 2021.