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E’ un Roberto Lagalla senza filtri quello che è intervenuto nella redazione de ilSicilia.it per un’intervista con il direttore Manlio Melluso. Il candidato sindaco a Palermo, ufficialmente in campo insieme ad altri riferibili alla coalizione ‘tradizionale’ del centrodestra che hanno già cominciato la campagna elettorale (e ad altri ancora di cui si è fatto soltanto il nome) ha risposto alle domande con piglio da combattente politico navigato.
L’ex Rettore dell’Università di Palermo commenta l’endorsement ricevuto da Marcello Dell’Utri, che umanamente apprezza, ma la cui portata ‘politica’ ridimensiona: “Ho
letto dai giornali di una posizione di Dell’Utri che sarebbe favorevole alla mia candidatura a sindaco di Palermo, come a quella di Musumeci Presidente della Regione. Prevedo che tanti arriccino il naso rispetto a questo. A parte il fatto che io credo nel potere redentivo della pena, l’espressione di Dell’Utri credo debba essere interpretata come un’opinione personale maturata probabilmente attraverso pareri acquisiti da terzi e forse anche nell’occasione dell’incontro con me da Assessore per una donazione libraria che ha immaginato di rivolgere alla Sicilia. Se in quell’occasione Dell’Utri ha maturato una opinione non posso che ringraziarlo sul piano personale, sul piano politico non mi pare che stia trovando risolutive accettazioni. Sul piano dell’endorsement credo che valga per me, come per il presidente Musumeci, il principio che Dell’Utri è un cittadino tornato libero che esprime il suo parere”
Diverso il ragionamento di Lagalla su Saverio Romano, leader del Cantiere Popolare che in queste settimane non è stato ‘tenero’ nei commenti sulla candidatura dell’ex Rettore: “In questi mesi in cui Romano, apertis verbis e nel segreto delle stanze, ha posto veti sulla mia candidatura, non ho mai replicato. Osservo sul piano politico e sui rilievi (dell’ex ministro, ndr), invero pesanti, che io ho avvicinato il mio movimento civico a un partito politico di rilevanza nazionale, all’interno di un perimetro che
dovrebbe tutti ricomprenderci. Mi spiace osservare che Romano valuti la mia come una fuga in avanti. Debbo dire che il libero passaggio di un movimento civico a uno schieramento politico e una candidatura assunta per senso di responsabilità e impegno sono strumenti che vengono ricondotti all’arsenale della democrazia piuttosto che a quelli dell’eticità o non eticità“.
Lagalla non risparmia critiche al centrodestra riguardo alla gestione della ‘questione’ candidature e agli intrecci amministrative-regionali: “Credo che la disputa sulle regionali abbia inquinato e inficiato il dibattito e le scelte per la carica di sindaco di Palermo. Ho apprezzato più il campo di centrosinistra nel quale le scelte sono state temporalmente, logicamente e funzionalmente separate. Credo che l’incrostazione forte di questa interferenza abbia compromesso la possibilità di immaginare un centrodestra unito. Di certo io valuto possibile per la Presidenza della Regione tanto la teoria di quelli che aspirano a un cambiamento quanto quella più ragionevole, in prima battuta, di immaginare che si debba partire dall’uscente. E’ ovvio che nel momento in cui ci si avvia a una nuova esperienza di governo, per il vecchio detto sportivo per cui ‘squadra che vince non si cambia’, bisogna verificare se i dati in termini di sondaggi, gradimenti, percezione dei cittadini, risultati, avversari politici sul campo, possa consentire di capire se come prima scelta sia naturale la riproposizione del candidato uscente ovvero abbia più agio l’idea di discontinuità. Ma è chiaro che questo non può porre pregiudiziali. Invece in questi mesi si è arrivati a porre pregiudiziali e a spaccare gli schieramenti su questo e lo stiamo pagando sulla sindacatura di Palermo. E io l’ho fatto notare“.