La gloriosa sanità britannica, un tempo modello europeo, in crisi come quella italiana.
Ovviamente non è una sorpresa, oltre al Covid, il sistema sanitario è messo a dura prova soprattutto da una serie progressiva di tagli e la carenza di medici con quasi 30 mila operatori sanitari in meno.
Secondo l’Emergency medical journal è stato rilevato che una persona ogni 82 fra quelle curate con più di sei ore di ritardo, muore entro i successivi 30 giorni. Quindi, in base a dati ufficiali, un malato su tre attende l’ambulanza oltre trenta minuti e fa una fila di più di quattro ore al pronto soccorso. I pazienti più gravi vengono ricoverati, ma 4 su 10 aspetta il letto per oltre 4 ore.
Il presidente della Royal College di Emergency Medicine, Adrian Boyle, ha addirittura stimato che sono almeno 300 alla settimana i decessi causati da disfunzioni e ritardi.
“Il Sistema sanitario britannico è simile a quello italiano ed ha subito, come noi tagli. Inoltre, come da noi c’è carenza di medici. Secondo i dati Istat, nel 2022 sono 2173 i medici andati in pensione a fronte di 226 nuovi ingressi”.
Ad intervenire sull’argomento è Toti Amato, Presidente dell’Omceo Palermo che fa una fotografia della situazione dei due Paesi. Inoltre, secondo lui: “E’ necessario potersi sedere a un tavolo composto da persone che vogliano risolvere il problema. Per farlo è necessario guardare a un sistema organico che coinvolga il territorio con medici di famiglia, ambulatori di guardia medica e poi i Pronto Soccorso che, all’interno di un ospedale hanno più possibilità di definire un percorso clinico“.