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Eolie: “No all’inceneritore di Milazzo”. L’appello della chef Martina Caruso

mercoledì 24 Gennaio 2018

Salvare le Eolie, Patrimonio mondiale dell’Umanità, dalla minaccia ambientale costituita dell’inceneritore di San Filippo del Mela, a pochi passi da Milazzo, per tutelare la bellezza di questo straordinario paradiso naturale, le sue produzioni enogastronomiche di eccellenza e la qualità della vita dei suoi cittadini. E’ questo l’appello lanciato con una lunga lettera da Martina Caruso, giovane chef di Salina che dalla sua cucina dell’Hotel Signum, proprio grazie alla valorizzazione dei prodotti e della cultura locali, ha ottenuto importanti riconoscimenti come la prima stella Michelin e il premio Young Etichal Talent Award.

Bellezza, eccellenze enogastronomiche e qualità della vita rappresentano, infatti, elementi fondamentali del successo turistico delle Eolie e del suo comprensorio, che rischia di essere compromesso proprio dall’impianto. Presto, infatti, centinaia di tonnellate di ceneri, derivanti dalla combustione di rifiuti, prevalentemente di gomma e plastica, potrebbero abbattersi su tutto il comprensorio. Sostanze decisamente nocive per l’ambiente e la salute dell’uomo. Contro l’inceneritore è in programma domenica 28 gennaio alle 15 un corteo di protesta che partirà da Piazza Sa Papino.

Di seguito il testo integrale della lettera.

“Ho chiaro in mente da sempre, quale sia la strada giusta per la mia terra, le Eolie, Patrimonio dell’Umanità, a cui questo titolo non ha aggiunto bellezza ma ci ricorda quanto meriti di essere assolutamente tutelato, come ogni cosa bella che aspiri a restare tale.

Prima di tutto certi valori me li ha insegnati la mia famiglia, con la sua attenzione all’orto, al pesce che in quel momento fosse possibile pescare, con la sua attenzione alle cose piccole e miracolose che ogni giorno nascono dalla terra, e fanno di queste isole un luogo, tra i più apprezzati per la sua gastronomia. Il mio lavoro ed il mio ideale di cucina, è assolutamente coerente all’amore per le Eolie e per la mia Salina, a cui sono stata educata da sempre.

Ho necessità di proteggere la natura che cogliamo, e che sotto le mie mani si trasforma in un piatto in cui credo. E c’è sempre un filo conduttore, un’ispirazione che dal frutto si trasforma in un cibo che mi rassicura, un bisogno di cucinare cose buone, soprattutto buone nel cuore, fatte di elementi sani, biologici, nati nella loro stagione.

La provincia di Messina, Milazzo e la valle del Mela, luoghi a poche decine di chilometri da casa mia, dalle isole Eolie, dalla mia cucina… stanno vivendo la minaccia incomprensibile della conversione di una centrale elettrica dismessa, in un futuro megainceneritore. Un enorme bocca di fuoco che brucerebbe 500 mila tonnellate di spazzatura all’anno, con il residuo eterno di 150 mila tonnellate di ceneri. Cosa verrebbe bruciato? Perlopiù Combustibile Solido Secondario, gomma e plastica. Qualcosa spaventosamente in disaccordo con tutto ciò che abbiamo intorno; un mare meraviglioso, una natura che generosamente ci aiuta ogni giorno a continuare a lavorare nella ricerca della qualità delle cose, nella protezione dei prodotti, con i produttori con cui lavoro e mi rispecchio.

La mia isola possiede il Presidio Slow Food Cappero di Salina. Il cappero è un elemento costante nella nostra cucina e nella mia cucina. Capace di un’intensità aromatica che non lo confonderesti con nient’altro al mondo…profumatissimo e selvaggio.

C’è amore nel mio modo di descrivere quest’isola, Salina è importante, le Eolie sono importanti ed importante è la Sicilia, immensa isola del Mediterraneo che della bontà della sua gastronomia fatta come tutte le cose buone, di elementi poveri e fantasia, ne ha fatto un punto fermo indissolubile che si tramanda da millenni. E da millenni coltiviamo la Malvasia delle Lipari, l’uva aromatica che soltanto qui…trova la sua condizione ideale e diventa denominazione di origine controllata da tutelare. Molti i produttori che si dedicano a queste due eccellenze, e lavorano per raccontare questa terra attraverso i suoi frutti.

Due anni fa ho avuto la gioia di vincere il premio Young Etichal Talent Award, un riconoscimento riservato da Care’s, nell’idea di una cucina etica, che lavora per amore del suo territorio e si fonde con esso in un legame indissolubile, partendo dal principio che cucina e cura, attenzione alle materie prime, a non sprecarle… siano indissolubili. Questa filosofia per noi, gente di una terra difficile in cui a volte, nelle stagioni ostili…anche un filo d’erba diventa speranza, ci è familiare da sempre. I vecchi ci hanno insegnato il recupero delle cose, la pazienza e l’attenzione a non sprecare, perché sprecare é peccato, e la terra è sacra.

Oggi questi insegnamenti atavici che di padre in figlio si sono tramandati per generazioni, vengono offesi dalla violenza veloce e sbagliata di questo sopruso verso la nostra terra.

Incenerire è un crimine, incenerire non ce l’hanno insegnato.

Queste isole vivono di turismo, di bellezza, di bontà, di cieli azzurri e mare tra i più belli al mondo; permettere che un tale scempio possa verificarsi, sarebbe un crimine verso noi stessi e la nostra economia, oltre che verso la nostra cultura.

Le nanopolveri di un inceneritore, raggiungono distanze assolutamente enormi contaminando le piante, gli alberi il mare, e avvelenando tutto ciò che ci siamo impegnati a proteggere. Le ceneri derivate dalla combustione invece, sono eterne, moriranno in nuove discariche speciali e le Eolie sono ad un passo da tutto questo, fermo restando che nessun luogo al mondo meriti un simile ecomostro accanto, ed i paesi del resto d’Europa che li ha costruiti decenni fa, oggi vanno verso la conversione ed il riciclo. Stiamo rischiando una grave minaccia ambientale, ecologica ed etica per questo territorio straordinario, che non è un semplice territorio, ma la nostra bellissima casa.

Il megainceneritore brucerebbe quasi duemila tonnellate di rifiuti al giorno, un tir colmo di monnezza attraverserebbe il suolo milazzese ogni sei minuti. È questo ciò che offriremo ed insegneremo ai nostri figli un domani? È questo ciò che metteremo nel piatto? Il cappero alla DIOSSINA o la Malvasia alle NANOPOLVERI? Sarebbe questo lo scenario accogliente che dovranno trovarsi davanti i turisti arrivati in Sicilia?

Io mi schiero con la mia terra, con la sua storia e con chi l’ha portata a diventare una poesia di cibo buono nel mondo. Non c’è spazio per questo orrore e non c’è intenzione di permettere che si compino altri scempi ai quali un giorno dovremo rispondere.

Martina Caruso”.

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