Volano stracci e incombe la resa dei conti sul fronte anti-europeista che, fuori dai poli di destra e di sinistra, Cateno De Luca sta cercando di mettere insieme e guidare in vista delle elezioni Europee. Dopo una trattativa ad oltranza, il leader di Sud chiama Nord ha chiuso le porte a Marco Rizzo (Democrazia Sovrana e Popolare) e Gianni Alemanno (Indipendenza) ma ora sta lavorando per “svuotare” proprio i movimenti che fanno riferimento ai due interlocutori con i quali dopo una prima intesa raggiunta nelle scorse settimane e i contatti di questi giorni, è arrivata la rottura (forse) definitiva nelle scorse ore con tanto di annuncio social da parte del sindaco di Taormina. Durissimo lo scontro scatenatosi, in particolare, proprio nelle ultime ore tra De Luca e Francesco Toscano, uno dei due principali esponenti di Democrazia Sovrana e Popolare insieme a Rizzo.
“Non voglio più avere a che fare con quelli che vogliono fare i capetti”, ha detto De Luca, che nel caso di Dsp e, quindi, di Rizzo e Toscano, ha accusato i vertici di questo sodalizio di “aver messo in discussione l’intesa già raggiunta, diffondendo un comunicato nel giorno stesso di un grave lutto familiare” (De Luca si riferiva cioè alla giornata in cui si svolsero i funerali del padre), mentre per quanto riguarda Alemanno la bordata lanciata dal sindaco di Taormina ha riguardato non solo la questione del simbolo ma anche argomenti che venivano discussi al tavolo delle trattative e “di cui poi qualcuno informava Giorgia Meloni”.
De Luca intanto, oggi pomeriggio è volato a Roma per altre “sedute spiritiche” e preparare un altro appuntamento pubblico alla Camera, previsto per domattina, in cui allargherà ulteriormente il patto che, al fianco del simbolo di Sud chiama Nord, già vede la presenza anche di Partito Popolare del Nord di Roberto Castelli (la corrente dei dissidenti leghisti bossiani) ed Italexit (senza Gianluigi Paragone). Adesso De Luca punta a rafforzare il soggetto politico che sta costruendo e nel quale sta facendo da “federatore” dei vari movimenti che non sono presenti in Parlamento e sono quindi obbligati alla raccolta delle firme: in questo contesto il sindaco di Taormina punta a far convergere altri alleati. E’ ancora in cerca di una nuova “casa” politica Luigi De Magistriis, l’ex sindaco di Napoli, che ha da poco lasciato Unione Popolare, e che ha detto “no” alla lista “Pace, terra, dignità” di Michele Santoro. Quest’ultimo continua la sua raccolta delle firme ma De Luca è convinto che Santoro non riuscirà ad arrivare alla fatidica quota delle 150 mila firme necessarie per partecipare alla competizione. Lo scoglio molto difficile superare, d’altronde, sono le 3 mila firme della Valle d’Aosta, senza la quale salta la presenza nel Nord-Ovest e l’orizzonte del 4% diventa poi un miraggio. Ecco perché De Luca sta aspettando al varco, come si dice in questi casi, i vari soggetti impegnati nella corsa contro il tempo delle firme. “Immaginate che in questo momento ci sono 7-8 movimenti che si stanno dando battaglia cercando le firme e lo fanno, in particolare, in Valle d’Aosta, dove ci sono 100 mila aventi diritto al voto e la questione delle firme diventa una cosa ai limiti dell’impossibile”. Stando alle valutazioni De Luca, “l’effetto Valle d’Aosta” potrebbe, in pratica, spingere in extremis quelli che non riusciranno a raccogliere le firme ad una scelta spalle al muro: abbandonare la competizione e ritirarsi o magari tornare a trattare, a quel punto con un potere contrattuale però assai più debole.
La normativa vigente ha esentato dalla scure della raccolta firme De Luca e il suo movimento Sud chiama Nord, che alle Politiche del 2022 aveva eletto un rappresentante alla Camera e al Senato e ora il parlamentare di Fiumedinisi vuole far valere questa carta per convincere i “temerari”, quelli che sono fuori dai due principali poli di destra e sinistra, ad accettare la proposta di confluire in un listone che è stato denominato “Libertà” ed il cui slogan è “Meno Europa, più Italia”. Nelle varie regioni si sta muovendo De Luca con il suo tour politico ma anche e soprattutto l’ex viceministro Laura Castelli.
Nella “galassia” de luchiana ci sarà anche un pezzo di Toscana anti-renziana con il “Movimento Centro” guidato da Fabrizio Manfredini. L’attenzione del sindaco di Taormina si concentra poi su un’area strategica come la Campania che potrebbe rappresentare uno spartiacque nel tentativo di raggiungere quota Un milione di voti e quindi arrivare alla soglia del 4% per far scattare almeno un seggio per l’Europarlamento. De Luca aveva tentato inizialmente di stringere un patto con il suo omonimo, il governatore Vincenzo De Luca, che poi ha fatto altre scelte, e allora ha rivolto l’attenzione ai movimenti civici ed in questa fase ha interloquito con Francesco Amodeo, che aveva firmato la sua candidatura con Democrazia Sovrana e Popolare e ha fatto sapere proprio oggi pomeriggio di non aver “gradito” la posizione conflittuale assunta dai vertici di questo movimento nei confronti di De Luca e quindi, attraverso una pec, ha comunicato il “ritiro immediato della sua candidatura in quota Dsp per insanabili divergente umane e politiche”.
De Luca ora prepara altri coup de theatre e, a quanto risulta, nonostante le “turbolenze” di questi giorni si sarebbe mosso per presentare altri “coprotagonisti” giovedì mattina (si parla di tre alleati in arrivo), per poi chiudere il cerchio il 28 marzo prossimo. Nelle strategie e le previsioni dei “deluchiani” per l’appuntamento con le Europee ci sarebbe la convinzione di ripetere la quota del 25% raggiunta alle Politiche e alle Regionali del 25 settembre 2022, e nel mirino c’è l’obiettivo decisamente ambizioso delle 700 mila preferenze tra Sicilia e Sardegna per poi sperare che altre 300 mila voti possano arrivare dalle altre regioni. De Luca sarà candidato e capolista, in una lista che vede tra i “papabili” di Sud chiama Nord Laura Castelli ma anche Danilo Lo Giudice (per il quale, comunque, il sindaco di Taormina ha altri piani e che vuole candidare come presidente della Provincia regionale di Messina alle future elezioni Provinciali) e c’è in gioco anche Ismaele La Vardera. Ora però, sul fronte degli anti-europeisti, c’è da chiudere il cerchio delle alleanze, e poi bisognerà fare i conti. Stando ai sondaggi, Sud chiama Nord sarebbe poco sopra l’1%, Italexit attorno all’l’1,4%-1,5%, bisognerà “pesare” i consensi che intercetteranno i “bossiani” di Castelli, che De Luca incontrerà questo fine settimana. All’orizzonte c’è una campagna elettorale complicata in cui il nemico principale da affrontare per la galassia anti-europeista, nella corsa al 4%, prima ancora dei partiti più importanti, sarà anche e soprattutto il partito più ampio e più enigmatico da stimare: l’astensionismo.