I giorni della merla hanno soffiato in anticipo in casa deluchiana raffreddando l’entusiasmo rispetto alle aspettative sulle Europee. Il no del Pd ad ospitare in lista un candidato di Sud chiama Nord, comunicato tempestivamente in modo corretto dal segretario regionale Anthony Barbagallo ha spiazzato Cateno De Luca che adesso si trova ad un bivio: o corre da solo o rinuncia alle Europee.
CALENDA FREDDO
L’ipotesi di un patto con Azione non ha mai avuto basi solide e lo stesso Carlo Calenda nelle interviste rilasciate fino a questa mattina non ha pronunciato il nome di De Luca tra i possibili alleati. Semmai lavora ad un’alleanza elettorale con +Europa con federatore Cottarelli ed al più potrebbe accettare un patto con Italia Viva solo senza Renzi in lista.
IL BIVIO
E che Scateno sia consapevole di essere ad un bivio lo si comprende dalle sue dichiarazioni nella diretta facebook di questa mattina. Per la prima volta dopo mesi Cateno ha detto che in fondo “le Europee non sono la battaglia della vita”, proprio lui che a ottobre ha affrontato la più ardua delle sfide, quella in Brianza, proprio lui che appena si profila un’elezione all’orizzonte va in sollucchero, adesso abbassa toni e ambizioni e ammette che “non sono indispensabili”
BALLARE DA SOLO?
I margini di rischio per una corsa solitaria, con uno sbarramento al 4% (che persino FdI nel 2014 sfiorò per un soffio) sono troppo alti e un risultato deludente potrebbe incidere sull’immagine del partito. Correre da soli come ha finora fatto il leader di Sud chiama Nord è strategico nei comuni, ma quando l’orizzonte si fa più ampio l’isolamento è un’arma a doppio taglio, come si è visto alle Regionali del 2022 con la vittoria del centro destra.
De Luca non chiude del tutto la porta di una candidatura solitaria, basata sui temi dell’autonomia, ma sa benissimo che oltre a poter diventare un boomerang è anche costoso.
CERCASI BENEFATTORI
“Possiamo fare una lista identitaria, se dite sì io non mi tiro indietro, ma sappiate che l’esito è incerto. E inoltre costa, per fare una campagna elettorale dignitosa ci vuole almeno un milione e mezzo, ci sono sponsor o benefattori pronti a sostenerci?”, conclude chiamando a raccolta i suoi avvisandoli dei rischi. Del resto anche una lista identitaria in una campagna elettorale con il fronte anti centro destra già rappresentato e con un M5S in grande spolvero soprattutto al Sud (dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza), non troverebbe molti spazi.
E’ il momento di concentrarsi sull’organizzazione del partito e infatti evidenzia le tappe che entro il 2 marzo porteranno alle elezioni dei coordinamenti locali e poi all’assemblea nazionale. Nel frattempo il quadro per le europee sarà più chiaro. L’impressione è che per la prima volta in assoluto Cateno De Luca potrebbe rinunciare ad una candidatura e ad una campagna elettorale (che per lui sono come la Nutella per i golosi).
INCOGNITA ELECTION DAY
C’è però un’altra incognita: il ripristino delle elezioni per le ex province. Qualora l’Ars dovesse approvare la legge che prevede il ritorno dell’elezione diretta e l’accorpamento con le Europee e qualora davvero (come spera la maggioranza Schifani) il governo Meloni non dovesse impugnare la legge, cosa farà Cateno?
L’election day del settembre 2022 è stato un vantaggio per i suoi avversari di centro destra, lui fu “costretto” ad accettare la sfida ma riuscì a portare due eletti in Parlamento. “Le Europee non sono indispensabili, ad altri servono per sopravvivere, noi non ne abbiamo bisogno, noi esistiamo”, dichiara oggi. Ma l’accorpamento delle Europee con le elezioni per la Città Metropolitana di Messina diventerebbe davvero un problema.