La Sicilia si colloca nella fascia intermedia per disponibilità dei documenti nel Fascicolo Sanitario Elettronico, con circa il 60% dei contenuti previsti già attivi. Ma su altri fronti – servizi digitali, utilizzo da parte dei cittadini e abilitazione degli specialisti – resta un forte divario rispetto alle Regioni più avanzate.
È il quadro a luci e ombre tracciato dalla Fondazione Gimbe in occasione del 9° Forum “Mediterraneo in Sanità“.
“Il divario digitale tra le Regioni, se non colmato rapidamente, rischia di trasformarsi in una nuova forma di esclusione sanitaria”, avverte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione -.Un cittadino siciliano e uno veneto non hanno le stesse possibilità di accesso alla propria documentazione clinica e questo non è accettabile in un Servizio Sanitario Nazionale che si definisce universale”.
I dati
Al 31 marzo 2025, in Sicilia è disponibile circa il 60% dei documenti sanitari previsti dal Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, una percentuale che la colloca in fascia intermedia, ben distante dai risultati di Veneto e Piemonte (93%) ma al di sopra di Abruzzo e Calabria (40%). Tuttavia, la situazione resta frammentata: mancano ancora documenti cruciali come la cartella clinica, il referto di anatomia patologica e il taccuino personale dell’assistito.
Servizi digitali
Ancora più preoccupante è il dato relativo ai servizi digitali integrati nel FSE. In Sicilia, secondo il report, ne è attivo appena il 9% su un totale di 45 previsti, uno dei valori più bassi a livello nazionale. Solo la Calabria registra una percentuale inferiore con il 7%, mentre Toscana e Lazio superano il 50%, evidenziando un divario digitale che penalizza l’effettiva accessibilità per i cittadini.
Fiducia e utilizzo
Un altro dato critico riguarda il consenso dei cittadini siciliani alla consultazione dei propri dati da parte dei medici, che risulta inferiore alla media nazionale. Solo il 42% ha finora espresso il proprio assenso, e l’utilizzo effettivo del Fascicolo Sanitario Elettronico rimane sotto l’11%, in linea con le basse percentuali registrate nel resto del Mezzogiorno.
Medici di famiglia connessi, specialisti molto meno
Un segnale incoraggiante in Sicilia arriva dalla digitalizzazione dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta, che accedono al FSE nel 91% dei casi, un dato vicino alla media nazionale del 95%. A controbilanciare questo risultato positivo, però, è la bassa percentuale di medici specialisti delle Aziende sanitarie abilitati alla consultazione del Fascicolo, ferma al 36%, ben distante dal 100% raggiunto in Regioni come Lombardia, Veneto, Toscana e Sardegna.
La svolta attesa
Dopo anni di ritardi e disomogeneità nell’adozione della sanità digitale, la Sicilia è pronta a cambiare passo con l’attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. La nuova piattaforma regionale, ormai prossima alla piena operatività, rappresenta un tassello strategico per modernizzare l’organizzazione sanitaria e garantire un accesso più equo, trasparente e integrato ai dati clinici dei cittadini.
L’adeguamento infrastrutturale è stato completato, ma il vero cambio di rotta passa dalla formazione capillare degli operatori sanitari e dal coinvolgimento attivo delle professioni mediche. La Regione ha previsto un percorso formativo su più livelli, differenziato per ambito e figura professionale, e realizzato in collaborazione con gli Ordini dei Medici.
Quest’ultimi, si occuperanno della formazione per i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta e del personale delle strutture sanitarie accreditate. La formazione per i medici ospedalieri, invece, sarà erogata a cascata tramite il CEFPAS, il Centro regionale per la formazione permanente e l’aggiornamento del personale sanitario, supportato da un investimento regionale di circa 16 milioni di euro.
Un approccio integrato e multilivello che punta a diffondere competenze digitali omogenee e a garantire una piena operatività del Fascicolo Sanitario Elettronico in tutte le articolazioni del sistema sanitario regionale.
Accanto alla formazione, è in fase di avvio anche una campagna informativa rivolta alla popolazione, per promuovere il consenso alla consultazione dei dati e favorire un uso consapevole del FSE da parte dei cittadini.
Quella che si delinea, quindi, è una transizione strutturata verso una sanità digitale integrata, in cui la tecnologia non sia solo uno strumento tecnico, ma un motore di cambiamento culturale, organizzativo e relazionale.
La sfida per la Sicilia sarà ora trasformare questa infrastruttura in una risorsa stabile e condivisa, capace di colmare i divari esistenti e migliorare concretamente l’assistenza e la continuità delle cure.