Con il passaggio di Andrea Mineo da Fi a Fratelli d’Italia non soltanto muore una delle ultime forme di rappresentanza, dentro gli azzurri, di quello che era stato il mondo di Gianfranco Micciché, asfaltato dal nuovo corso di Renato Schifani, ma prende ulteriormente corpo, al tempo stesso, la scommessa dei meloniani di Sicilia, che, rimangono alla ricerca di una leadership nell’Isola, ma, già da qualche tempo, hanno chiaro il nuovo ruolo di partito di riferimento della coalizione e se ne fanno pienamente carico.
Mineo, “figlio d’arte” ed espressione della politica di territorio non cercava infatti una semplice ricollocazione, ma è riuscito alla fine a guadagnare, visibilità e posizione, ma soprattutto, a restare al suo posto.
La crisi al Comune di Palermo con la Dc di Cuffaro, fresca di congresso che chiede un rafforzamento in giunta della propria rappresentanza, ha il compito non solo di ridefinire gli assetti dell’amministrazione comunale guidata da Roberto Lagalla, che ieri alla kermesse dei meloniani, intervenendo ai microfoni dei giornalisti, non è sembrato particolarmente stressato dagli eventi, ma dovrà anche fare chiarezza tra i partner di governo.
Il centrodestra in Sicilia dovrebbe essere qualcosa di più di una pattuglia che si guarda in cagnesco dall’indomani del voto di un anno fa. Alla Regione, la figura di Renato Schifani ha scongiurato “uno contro uno” e affondi ancora più pericolosi, anche tra gli emergenti che scalpitano in maniera ruvida e scomposta, finendo col garantire per tutti. Ma tra cuffariani d’assalto e cespugli di centro pronti a convogliare con Fi in una possibile lista per le Europee, il partito della Meloni non può correre passi falsi.
Ieri la convention curata da Carolina Varchi, pronta a lasciare la giunta di Roberto Lagalla a un anno dall’inizio del mandato, ha raggiunto l’obiettivo di andare oltre la semplice rimpatriata di medio termine al cospetto di simpatizzanti ed elettori. Resta però da mantenere il passo durante un intero cammino che porterà da qui alle prossime Europee. Da partito di riferimento, ma con la sola postazione di peso di guida del Comune di Catania con Enzo Trantino, la concorrenza è molto forte.
La più che annunciata riforma delle ex Province comincia a essere sempre meno certa nei tempi, ma soprattutto pare destinata negli ultimi due anni a essere la camera di compensazione di tutto quello che alla fine i partiti chiedono, ma rischiano di non vedere mai.