Nella nostra Isola, in un periodo in cui molte tradizioni stanno venendo sempre meno, la Festa dei Morti è ancora fortemente sentita sia da grandi che da piccini. La tradizione vuole che la notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti vadano a trovare i propri cari ancora in vita carichi di doni. Coloro che però attendono in trepidante attesa questa festa sono proprio i bambini, perché è a loro che vengono portati i doni e sono loro che la sera dell’uno novembre vanno a letto felici del regalo che troveranno la mattina seguente.
Dal X secolo la Chiesa celebra questa importante ricorrenza, come simbolo d’amore dei nostri defunti verso noi viventi. La chiamano Festa, perché è attesa e speranza, ricordo e memoria di persone a noi care. Anticamente, si recitava la sera prima del 2 novembre una filastrocca che faceva così: “Armi santi, armi santi, Io sugnu unu e vuatri sisi tanti, Mentre sugnu ‘ntra stu munnu di guai, Cosi di morti mittitiminni assai”. É con questa filastrocca che si invitavano i defunti a lasciare dei doni quando ci venivano a trovare.
Un tempo ciò che si portava ai bambini era oggetti utili come vestiti o scarpe, mentre oggi si prediligono i giocattoli. Così la mattina del 2 novembre, i bambini, al loro risveglio trovano una grande quantità di regali: partendo dalla “pupa ri zuccaru”, una vera e propria scultura interamente fatta di zucchero, passando ai dolciumi vari e finendo con i loro giocattoli preferiti.
Ma ciò che veramente è importante e tradizione fare in questa giornata così speciale è quella di andare al cimitero a trovare i propri cari, portando loro dei fiori, una preghiera e una richiesta di protezione dall’alto.
Oltre a questo è tipico preparare “u cannistru”, un cesto colmo di svariati biscotti, frutta secca, frutta di martorana, cioccolatini e l’iconica pupa ri zuccaru. Come biscotti si preparano “i crozzi ri morti” le ossa dei morti o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, poi ci sono i taralli con la loro golosissima glassa con lo zucchero e infine i tetù colorati ricoperti con glassa. In alcune parti della Sicilia, la mattina del 2 novembre, c’è una sola colazione possibile, ovvero quella con la “muffoletta”, una pagnottella di pane caldo condita con olio, sale, pepe, origano, acciuga e formaggio.
Obiettivo di questa tradizione è quella di far sì che nei bambini sia sempre caro il ricordo e l’affetto per chi non c’è più, e anche se può sembrare una festa alquanto triste in realtà si tratta di un ulteriore momento in cui ci si abbandona al ricordo, alla tenerezza e alla gioia, insomma ad un momento da condividere con i propri cari.