Grande attesa per Le Rane di Aristofane al Teatro greco di Siracusa, ultima produzione per questo 53° Ciclo della Fondazione INDA. Grande attesa soddisfatta per lo spettacolo di Giorgio Barberio Corsetti e, soprattutto per loro, i due protagonisti d’eccellenza, Valentino Picone nei panni del servo Santia e Salvo Ficarra in quelli di Dioniso.
Insieme servo e padrone, sfruttato e sfruttatore, maschere della cultura popolare di tutti i tempi che dello spettacolo ne fanno il “loro” spettacolo, come era prevedibile. Per la prima volta al Teatro greco di Siracusa, per la verità corteggiati già dal lontano 2013, Le Rane con Ficarra e Picone, fino al 9 luglio, rappresentano la scelta giusta, la certezza del grande pubblico estivo che viene a vedere loro, principalmente loro. E non rimarrà deluso. Perché il regista, apprezzatissimo e colto Giorgio Barberio Corsetti, è attorno ai due comici che costruisce lo spettacolo, sapendo che i suoi Santia e Dioniso oltre a personaggi aristofaneschi non possono, e non vogliono, dismettere i panni di Ficarra e Picone. Ieri sera, alla prima, si è parlato di tremila presenze ma, soprattutto, nell’aria vi era la grande curiosità.
Ficarra e Picone hanno dato quello che è giusto dessero, una presenza scenica straordinaria sin dall’inizio e mai in discesa. Nei due comici palermitani una assoluta calibratura della scena dalle enormi dimensioni capace, a tratti, di far sparire tutti. Sono loro che tengono il ritmo dell’intero spettacolo, sono loro che lo alzano nei momenti anche più lenti. La traduzione porta la firma di Olimpia Impero, belle le marionette di Gianni Dessì, artista che del Ciclo è anche autore del Manifesto 2017, la cui costruzione è del bravo siracusano Carlo Gilè.
Il regista Barberio Corsetti, in una nota, parla di un’atmosfera infernale, da Ade, che in verità si respira poco, come anche la febbre costante che anima l’Inferi, il luogo in cui i due scendono per salvare e riportare in vita Euripide. Quello che invade è un grande colore, l’arancione, (i costumi sono di Francesco Esposito), un grande movimento. La scena (Massimo Troncanetti) volutamente vuota all’inizio esalta il bellissimo gioco d’attori tra Dioniso, Santia ed Eracle (Roberto Salemi) e poi le sue ricomponibili parti che diventano finestre, balconi, terrazze da cui s’affaccia l’accattivante Gruppo dei SeiOttavi, oppure la casa di Plutone con la convincente Ostessa di Francesca Ciocchetti. E anche se lo sguardo spiritato di Dioniso/Ficarra sembra proprio provenire da atmosfere terragne, il senso ultimo dello spettacolo sembra sposare una discreta armonia che, in fondo, è quella stessa della comicità rassicurante, immediata di cui è fatta lo stile di Ficarra e Picone, laddove l’Atene di Aristofane è, invece, città in decadenza con politici corrotti e profittatori.
Lo spettacolo ha pure momenti musicali e corali importanti, pensiamo al Coro delle Moire beate, come le chiama il bravo Gabriele Portoghese (Corifeo) e trovate sceniche, tipiche di Barberio Corsetti che per fortuna non dimentica ogni tanto il teatro che lo rende unico e celebre, come la ripresa in diretta dei volti e dei protagonisti. Un breve video del 1968, incontro tra
Pasolini ed Ezra Pound chiude lo spettacolo che dopotutto è lungo, lunghissimo, un’ora e 55 minuti. Un piccolo peccato che di sicuro in queste sere di luglio, nella straordinaria scena del Teatro greco di Siracusa, il pubblico gli perdonerà.