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Ribellarsi: una nuova puntata di Random la Cultura è OnLine per parlare della bellezza che salverà il mondo, ma il mondo saprà salvare la bellezza?
La storia insegna che, ogni ribellione è il desiderio ardito di detronizzare i tiranni che opprimono. Per monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo, è avere voglia di tornare al bello, ed essere «ri-belli», per generare nuova bellezza.
Ed è proprio dal suo ultimo lavoro editoriale, dal titolo Ribellarsi – La sfida di un’ecologia umana (edito Mondadori), il filo conduttore di Random che, vuole attraversare l’Ego-logia umana per meglio combattere, l’inquinamento interiore che ci opprime e ci rende infelici.
Monsignor Dellavite, attento osservatore ha già al suo attivo un’altra pregevole pubblicazione: Se ne ride chi abita i cieli. Una strana vicenda di un frenetico giovane manager (molto autobiografico come lui stesso dichiara) che per “obbligo” si trova in un’abbazia a confrontarsi con l’abate ed i suoi confratelli, su temi universali come politica, economia e bene comune, ecologia e ambiente, verità e fake news, ruolo delle donne, apertura al mondo. Chi dei due ha più da insegnare all’altro? È il monaco che ha bisogno del manager o il manager del monaco?
La protagonista di Ribellarsi è una donna che sale su un treno e viaggia su un vagone vuoto. È sola e indossa un cappotto verde. La scelta di questo indumento, dichiara monsignor Dellavite: “perché c’era un fatto curioso: una sera, a Vienna, nel teatro maggiore, un maestro d’orchestra propose la sua opera, e visto che era un’opera frizzante, innovativa per il tempo, si presentò a dirigere l’orchestra con un frac verde. La gente lasciò la sala, perché la musica era inascoltabile e improponibile e i giornali massacrarono quel brano e chi lo aveva proposto; quella composizione era Inno alla Gioia e il direttore d’orchestra con il frac verde era Ludwig van Beethoven. Il messaggio dietro a questo fatto – continua monsignor Dellavite – è che ognuno, deve far uscire il suo colore, la propria unicità, la capacità di quello che uno è e la trova poi nei rapporti con gli altri”.
Non potevamo non fare una riflessione su quello che sta accadendo al popolo ucraino, un malessere generale della nostra società, una situazione tutta presa ad esprimere la propria opinione, e poco incline ad ascoltare gli altri, tesa a mistificare le notizie, le storie e i fatti per avvalersi di ragioni che non ha. Dobbiamo avere paura? Si, è la risposta che non dobbiamo aspettare, bisogna avere paura, perché ne va del nostro coraggio.