“Un’officina che doveva essere il fiore all’occhiello dell’Amat e che invece è una mega cattedrale nel deserto, il tram ormai malato terminale su cui l’accanimento terapeutico dimostra la schizofrenia dell’Amministrazione comunale”. Lo afferma Sabrina Figuccia, consigliere Udc del Comune di Palermo, che prosegue: “Stamattina, ho effettuato una visita ispettiva presso la sede dell’Amat di via Roccazzo, e il risultato è davvero desolante. Nel corso della visita, ho purtroppo constatato come l’officina, invece di essere uno dei punti nodali, era pressoché deserta, considerato che molte riparazioni vengono appaltate all’esterno e pochissimi mezzi erano in lavorazione.
Dall’esame di costi e ricavi, ancora una volta viene fuori come il tram sia ormai diventato il killer dell’azienda: soltanto di energia elettrica, ogni mese via Roccazzo paga una bolletta di migliaia di euro, mentre i ricavi da biglietti venduti e pubblicità sembrano essere quasi inesistenti. Ecco perché l’idea di insistere ancora sulle linee tranviarie appare francamente folle.
Resta una nebulosa la gestione del personale, senza capo né coda, mentre spesso e volentieri cadono nel dimenticatoio le poche ma coraggiose denunce dei dipendenti vessati e costretti a subire angherie sul posto di lavoro. Ho chiesto di conoscere dettagliatamente ruoli e mansioni di tutti i dipendenti e con quali qualifiche professionali e livelli d’inquadramento svolgano le proprie attività.
Se vogliamo davvero salvare l’Amat dobbiamo uscire da una logica statalista, che chiede finanziamenti a pioggia, senza una concreta progettualità. L’Amat è una Spa con un unico socio, il Comune di Palermo, ma forse qualcuno lo ha dimenticato. È arrivato il momento di chiedersi perché non c’è mai stato nessun socio esterno e invece di rinviare responsabilità ai tagli regionali o ai cittadini incivili è il caso che ognuno guardi cosa non va in casa propria”.