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Focus su accoglienza ai migranti e beni confiscati. Il Pon Legalità partirà dal nuovo Hotspot di Palermo

giovedì 23 Marzo 2017


Una presenza più incisiva anche con l’ausilio delle nuove tecnologie. Il cuore del “Programma operativo nazionale” per la legalità 2014-2020 sta tutto lì. Si tratta di un piano di investimenti a cofinanziamento europeo del valore di circa 377 milioni di euro rivolto a Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. I numeri però sono destinati a crescere. L’obbiettivo è quello di dare nuovo impulso allo sviluppo economico delle cinque regioni minacciate dall’ingerenza delle mafie e oltre ai fondi già impegnati vengono considerati altri 127 milioni provenienti dal programma complementare. Al centro del progetto c’è il rilancio delle Prefetture che, secondo i piani, dovrebbero assumere un ruolo maggiormente centrale rispetto agli ultimi anni ma anche una particolare attenzione alla sicurezza cittadina.

“Palermo è una città simbolo della nostra attività – ha detto il vice capo della Polizia, Matteo Piantedosi – e dobbiamo continuare a guardarla come il nostro fiore all’occhiello per il contrasto alla criminalità organizzata”. Il programma è articolato in cinque assi di intervento: sistemi informativi per la pubblica amministrazione e di analisi intelligenti di dati (91 milioni); presidio dei contesti vulnerabili attraverso la videosorveglianza (98 milioni), recupero e valorizzazione dei patrimoni confiscati con la realizzazione di centri di accoglienza ed iniziative per prevenire la devianza giovanile (56 milioni); legalità e inclusione sociale tramite interventi mirati a favorire l’orientamento e la formazione nel lavoro (47 milioni); competenze pubblica amministrazione-forze di polizia per rafforzare le competenze del personale degli enti locali (60 milioni). “Le finalità – ha detto Piantedosi – sono quelle di rafforzare le condizioni di legalità per cittadini e imprese, attraverso il sostegno della pubblica amministrazione nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, elevando i livelli di sicurezza nelle aree produttive, promuovendo l’inclusione sociale e la diffusione della cultura della legalità”.


Nei salone di Villa Whitaker c’erano i vertici delle forze investigative e i sindaci del territorio, a partire da Leoluca Orlando. La ricetta prevederà un maggiore dialogo tra le varie istituzioni coinvolte (Ministero, Prefetture, Comuni e Regioni) senza tralasciare le imprese e i professionisti attivi nel sistema economico. “Immaginiamo degli Staff di professionisti – ha concluso Piantedosi – che consentano la comprensione delle procedure di acquisizione e di gestione dei beni mettendo anche gli enti nelle condizioni di rilanciarsi. Una sorta di task force simile alle stazioni appaltanti“. Legalità ma anche progetti di inclusione, rivolti a “ex detenuti appartenenti a famiglie mafiose” e “attività di formazione sulla gestione dei beni confiscati”. Nello specifico sarà creata una Piattaforma open data sui beni “che renderà la gestione e il monitoraggio sempre più agevole” mentre per i sistemi di videosorveglianza si pensa ad un evoluzione basata sulla sensoristica indipendente. Particolare attenzione invece sarà dedicata alla tematica immigrazione. Il Ministero dell’Interno sembra non voler arretrare di un solo centimetro e in tutti e cinque gli assi di intervento sono previsti dei ripuntellamenti sul sistema di gestione dei richiedenti asilo e dei migranti regolari. Ma non solo.

“Proveremo a mettere a sistema le necessità legate all’accoglienza ai migranti e la grande disponibilità di beni confiscati presenti sul nostro territorio – ha detto Piantedosi – consapevoli che buona parte delle risorse saranno destinati agli enti locali e quindi dovremmo aumentare la nostra capacità di coordinamento con i sindaci”. Il primo esempio operativo sarà il nuovo hotspot di Palermo. “Una struttura ‘leggera’ in grado di ospitare un piccolo numero di migranti”  ha detto il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, che sorgerà su un terreno confiscato alla mafia di oltre 3000 metri quadri che si trova in viale Regione Siciliana, all’altezza del ponte di via Oreto. A Palermo la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata riconduce al terremoto causato dalle indagini sull’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione, Silvana Saguto. Nell’intera regione gli immobili già confiscati sono 4.026 e secondo i piani del Ministero potrebbero servire per accogliere anche “donne vittime di violenza” e “migranti regolari”. Una mission tutta da rilanciare.

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