Dare un nuovo volto alle periferie di Palermo. Era questa la missione dei cosiddetti fondi ex Gescal. Un pacchetto di iniziative che, complessivamente, prevedevano investimenti per circa 58 milioni di euro. Interventi che riguardavano in particolare le aree dei quartieri Borgo Nuovo, Sperone e Zen. Ma se sulla borgata della V Circoscrizione è arrivato l’insediamento della struttura commissariale sul cosiddetto “modello Caivano”, non si può dire lo stesso per le altre due aree del capoluogo siciliano. Anzi, proprio sullo Zen si sono concentrate le attenzioni della commissione Territorio e Ambiente dell’Ars. In questi giorni, i componenti dell’organo parlamentare hanno audito l’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò. Motivo del contendere, il progetto che riguardava il rilancio della piazza del quartiere Zen posta dietro la chiesa di San Filippo Neri.
Un nuovo volto per la piazza dello Zen, progetto al palo
Uno spazio compreso tra le vie Fausto Coppi, Primo Carnera e Senocrate d’Agrigento. Zone difficili che spesso risultano essere terra di abbandoni selvaggi di spazzatura. L’obiettivo del progetto è presto detto. Dare un’idea di legalità alle giovani generazioni attraverso la bellezza e la creazione di spazi in cui giocare o passare il proprio tempo libero. E invece, quell’idea ad oggi è rimasta stampata soltanto nei rendering. Una vicenda ripercorsa proprio dalla IV Commissione dell’Ars. Rispondendo ad un’interrogazione portata avanti dal deputato regionale Adriano Varrica, l’assessore regionale Alessandro Aricò avrebbe puntualizzato che, da Palazzo d’Orleans, sarebbero stati compiuti tutti gli atti necessari a portare avanti il progetto.
“L’assessore Aricò ha chiarito che il Comune di Palermo ha ricevuto dalla Regione il progetto esecutivo con tutte le autorizzazioni e i pareri nel 2023“, ha spiegato il parlamentare regionale del M5S Adriano Varrica. Fatto a cui è seguito, a gennaio 2024, l’approvazione da parte del Consiglio Comunale della delibera con la quale si prendeva atto dell’accordo sottoscritto fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans proprio sull’utilizzo dei fondi ex Gescal. Da allora però ci sono stati pochi sviluppi. “A distanza di due anni il Comune ha comunicato alla Regione che sono in corso delle interlocuzioni – non precisando a che stadio e con chi – con soggetti rappresentativi del territorio per apportare delle modifiche al progetto e che dunque non vi sono passi in avanti nell’iter amministrativo che dovrà portare alla realizzazione della piazza“.
M5S chiede numi al Comune di Palermo
Tutto resta al palo, in attesa dei chiarimenti necessari ad apportare eventuali modifiche. Un triste destino seguito anche da altri progetti presenti all’interno dei fondi ex Gescal. L’ennesima opportunità persa per la città. “Da anni come Movimento 5 Stelle lavoriamo affinché i 57 milioni ex Gescal destinati a Zen, Sperone e Borgo Nuovo possano essere proficuamente utilizzati – dichiarano lo stesso Adriano Varrica e il capogruppo del M5S al Comune di Palermo Antonino Randazzo -. Siamo convinti che la riqualificazione urbana trascini processi virtuosi di rigenerazione e rilancio sociale di intere comunità“.
“Siamo riusciti ad ottenere il recupero di queste somme con l’Amministrazione Orlando e ad evitare che l’Amministrazione Lagalla le utilizzasse per la Fiera del Mediterraneo o solo per riparare qualche strada – aggiungono -. Prendiamo atto che a due anni di distanza dalla consegna del progetto esecutivo ancora il Comune è nella fase di dialogo con le realtà del territorio, di cui si sarebbe dovuto fare promotore già nel 2023. Chiederemo con un atto formale all’Amministrazione comunale di dare seguito quanto prima alle interlocuzioni richieste, se del caso ad apportare le necessarie modifiche al progetto e di bandire subito la gara. Quella comunità ha bisogno di segnali visibili da parte delle Istituzioni“.
La replica: “Partecipazione è importante”
A rispondere a distanza è la consigliera comunale del Partito Democratico Mariangela Di Gangi. L’esponente Dem ha seguito fin dall’inizio l’iter burocratico della riqualificazione. E, a tal proposito, sostiene che non ci sia nessun rallentamento.
“Ci sono progetti pubblici in cui il processo partecipativo è importante tanto quanto il risultato; uno di questi è la piazza dello Zen. Conosco bene l’impegno che la comunità e le famiglie dello Zen hanno messo in campo per ottenere quei lavori e perché fossero fatti come serve al quartiere. È comprensibile l’attenzione pubblica, ma è importante non generare allarmismi ingiustificati, soprattutto in un momento difficile per lo ZEN e per il suo rapporto con le istituzioni: non siamo davanti a una battuta d’arresto, ma a un passaggio richiesto da cittadini e cittadine. E’ un processo di partecipazione conosciuto da chi vive la realtà dello Zen e condiviso dal Comune di Palermo”.
“La progettazione, nella fase precedente, è stata accelerata per non perdere i fondi ex Gescal – aggiunge Mariangela Di Gangi –. Oggi si chiede che le modalità concrete di realizzazione siano condivise con chi vive allo Zen.È proprio in questo momento che si misura il valore di un’opera pubblica pensata con e per le persone. Ecco perché chiedo cautela nei giudizi: questa piazza è un simbolo di riscatto e partecipazione, e va rispettata come tale”.