Ha chiuso lo scorso esercizio con un utile di 60 milioni di euro e con un avanzo di amministrazione di 250 milioni. Sono in ordine già da qualche anno i conti del Fondo pensioni della Regione siciliana. “Un sistema previdenziale in sicurezza”, conferma il direttore generale Filippo Nasca, che si proietta verso il futuro con un certo ottimismo.
Non spaventa neanche troppo la prospettiva di uno squilibrio tra contribuenti e pensionati: “Quello è un problema di carattere generale – sottolinea Nasca – che riguarda l’intero Paese. In questo momento il Fondo ha 20 mila posizioni aperte, contro i 12 mila dipendenti. Ma la buona notizia – prosegue – è che il governo Schifani ha sbloccato l’accordo con lo Stato. Quindi, la Regione potrà tornare a fare assunzioni”.
Un doppio vantaggio, sostiene il direttore generale, perché “mentre la Regione funzionerà meglio, dall’altro lato il Fondo beneficerà dei cosiddetti equilibri attoriali migliori”.
Per affrontare il problema della sostenibilità, insieme ai contributi – “dal 1986 sono di più rispetto alle pensioni che paghiamo” – il Fondo si basa anche sugli investimenti: un’attività finanziaria prudenziale, che garantisce la restituzione del capitale e che vede impegnate somme per circa 1,5 miliardi di euro”.
Il tema della demografia, nell’ottica della “silver economy”, resta fondamentale nel sistema-Italia per Nasca: “Il Paese ha e avrà sempre più anziani, ma allo stesso tempo una grande capacità di spesa. Dunque richiede grandi investimenti su sanità e pensioni. Ed è proprio su questi aspetti che si misurerà l’efficacia delle politiche statali dei prossimi anni. Perché si torni a crescere, non bisogna separare il problema previdenziale da quello occupazionale”, conclude.