È in alto mare la concertazione tra la Regione Siciliana, le organizzazioni sindacali e quelle degli enti sulla ricollocazione dei lavoratori che fanno parte dell’albo unico della formazione professionale siciliana. Nessuna intesa è stata raggiunta nell’incontro tenutosi stamani presso la sede dell’Assessorato. A rischio il destino di una parte considerevole dei circa 8 mila lavoratori del settore, che in questi ultimi anni hanno perso il lavoro.
Alcuni soggetti datoriali non condividono la proposta di sottoscrivere un accordo parasociale che obblighi gli enti di formazione ad attingere, in via preliminare, dall’albo unico per la selezione del personale necessario all’espletamento delle attività formative finanziate dall’avviso che l’Assessorato regionale si appresta a pubblicare. Preferiscono mantenersi le mani libere sulle prossime assunzioni. In vista ci sono 110 milioni di euro con i quali l’assessore Roberto Lagalla intende far ripartire la macchina ormai ferma da tempo. Un’ingente quantità di risorse che, tuttavia, non basta a riassorbire tutta la forza lavoro impiegata in passato.
L’assessorato dal canto suo, pur dichiarandosi disponibile a trovare soluzioni che possano garantire il ritorno all’occupazione di questi lavoratori, vuole “blindare” giuridicamente l’avviso stesso, per evitare che possa essere affossato da eventuali ricorsi all’autorità giudiziaria, come è successo in occasione dell’avviso 8 emanato dal precedente governo. Quest’ultimo, peraltro, naufragato proprio a causa dei criteri premiali che attribuivano punteggi maggiori agli enti che dichiaravano di ricorrere in prima battuta al personale presente nell’albo.
I giudici amministrativi, infatti, hanno in più occasioni dato ragione agli enti ricorrenti, poichè tale principio viola quello della libera concorrenza sancito dalle normative nazionali ed europee. Per questo la migliore alternativa possibile, se non l’unica, è quella di un accordo tra le parti che non tocchi il testo del bando parallelamente alla prosecuzione delle interlocuzioni avviate dall’allora assessore alla formazione del governo Crocetta, Bruno Marziano, per l’esodo dei lavoratori vicini alla pensione. Un percorso anche questo irto di difficoltà ed ostacoli.