Forza Italia si appresta ad entrare nel vivo della fase congressuale, che dovrebbe svolgersi nella prossima primavera, per l’elezione del nuovo segretario per la prima volta eletto dalla base.
La corsa al tesseramento è già iniziata, deputati, dirigenti e militanti sono già in campo e avranno tempo fino a novembre per la raccolta delle adesioni.
Confermata la candidatura dell’uscente Marcello Caruso, nominato nel 2023 da Silvio Berlusconi chiudendo l’era Micciché, rappresentante dell’area vicina al governatore Schifani. Caruso parte certamente in testa, ma dovrà affrontare la fronda dei malpancisti che spesso ha espresso il proprio malcontento riguardo la gestione del partito.
Ne parliamo con il deputato catanese Salvo Tomarchio, che per iniziare tende a precisare: “Osservando le altre Regioni d’Italia, come ad esempio in Calabria con Occhiuto, appare evidente che il presidente della Regione è il leader naturale del suo partito di riferimento finché ricopre tale incarico“.
“Schifani era una punta di diamante del partito, ma non era il leader perché ai tempi c’era Micciché. Con l’elezione a presidente della Regione è divenuto il leader naturale di Forza Italia, e con l’esperienza che ha accumulato negli anni sta ben riuscendo ad esercitare la leadership”.
A Marcello Caruso dovrebbe contrapporsi l’eurodeputato Marco Falcone, attuale segretario provinciale etneo, che non ha mai nascosto le sue ambizioni. Tomarchio, non di certo vicino all’area dell’ex assessore all’Economia, commenta al vetriolo: “Si ripete uno schema già visto in un contesto in cui sicuramente c’è qualche mal di pancia all’interno del partito, ovvero quello di scegliersi un avversario per garantirsi uno spazio vitale, lo fece già con Micciché e adesso lo fa con Schifani, cercando di occupare lo spazio degli scontenti“.
“Capisce che il numero è corposo e alza il tiro perché ben che vada potrà nuovamente sedersi a trattare, tant’è che lui ha già incassato Maurizio Siragusa al gabinetto dell’Economia e Pippo Li Volti in presidenza. Falcone prova a ripetere questo schema scegliendo come campo quello del congresso regionale, sapendo che la partita è molto difficile da vincere, probabilmente alla fine Caruso vincerà con il 70%, ma non gli importa perché lui legittima a quel punto in Sicilia la sua area, facendo passare il messaggio che c’è chi è con Schifani e chi con Falcone“.
Ma la “nuova generazione” non sta con le mani in mano: “Qui ci infiliamo noi nella misura in cui diciamo bene questo dibattito riguardo il congresso regionale sul quale abbiamo già preso posizione, siamo per il Caruso bis, dando anche una sterzata a Falcone dicendo che se vuole gestire il partito regionale come gestisce quello provinciale si salvi chi può. Una finta democrazia, un finto confronto. Un partito non in linea con quello nazionale volto all’apertura, qui invece se non ci sono ingressi che passano da Falcone vengono ostacolati in tutti i modi“.
“Noi ci infiliamo con questa sterzata indebolendo Falcone perché sta aprendo un fronte regionale con metà del partito e forse più a Catania che non controlla anzi che mette in discussione la sua leadership, ma per di più a livello regionale ampliamo la visione dicendo che finché ci sarà Schifani, per i prossimi due o sette anni, saremo leali al presidente della Regione sia sul piano del governo che su quello del partito, ma badate bene caro partito a Roma che dopo Schifani non è vero che le aree sono solo quelle di Schifani e Falcone, ci sono tanti altri deputati e dirigenti che nel partito ci stanno perché ci credono e che non sono vassalli, cioè non vogliono morire né Schifaniani né Falconiani ma vogliono stare in questo partito e sono liberi ma leali al governatore e pronti a prendere in mano la leadership del partito post Schifani“.
Una componente silente ma, a detta di Tomarchio, “assai superiore alla corrente di Falcone“, che in realtà, in chiusura, “non sono Falconiani ma anti Schifani. Escono pro Falcone sui giornali per picconare il presidente della Regione“.