La Sicilia dell’astensionismo al voto dà un ampio avvertimento a partiti e movimenti. Un avviso ai naviganti che non promette nulla di buono.
A testimoniarlo, dando corpo a sensazioni e timori ormai più che fondati, arriva un’analisi condotta dall’Istituto Demopolis a 4 mesi dal voto del 5 novembre per l’elezione del nuovo Presidente della Regione ed il rinnovo dell’Ars, pubblicata oggi da alcuni quotidiani.
In pratica, se si andasse al voto oggi nell’Isola a restare a casa sarebbero almeno 2 milioni e mezzo di siciliani.
Su 4 milioni e 600 mila elettori, si recherebbe alle urne molto meno della metà degli aventi diritto.
La fiducia nei partiti, come emerge dal trend del Barometro Politico Demopolis, raggiunge il suo minimo storico e crolla al 4%: 16 punti in meno rispetto a 10 anni fa.
A incrementare picchi negativi senza precedenti il rapporto di fiducia incrinato e in piena crisi con i partiti, sempre più in affanno a intermediare aspettative e richieste di un terra in cui le difficoltà economiche sono sempre più incisive: il 53% di chi vive nell’Isola ritiene peggiorata, rispetto a 5 anni fa, la situazione economica della propria famiglia, che rimane invece più o meno uguale per il 42% dei cittadini intervistati da Demopolis.
Durissimo è il giudizio dei siciliani sulle mancate politiche per la crescita e per il lavoro da parte della Regione. L’85% dei cittadini valuta negativamente le Politiche per lo sviluppo e l’occupazione attuate in Sicilia negli ultimi anni dal Governo Regionale.
L’incapacità di impattare, per assenza o cattiva gestione delle risorse, fa la differenza. Non mancano le eccezioni ‘laiche’, come il Movimento 5 stelle, pronto a lanciare Giancarlo Cancelleri e “Diventerà Bellissima” di Nello Musumeci. Solo un tentativo, al momento un pò confuso da parte del Pd, quello di spersonalizzare il lato politico dell’esperienza di governo di Crocetta.