Palermo saluta, stringendosi in un abbraccio, Biagio Conte. Lo accompagna nel suo ultimo viaggio dalla cattedrale fino alla Casa di preghiera per tutti i popoli, dove sarà sepolto. Proprio nella chiesa di via Decollati, all’interno della Missione Speranza e Carità, che lui stesso ha fondato 30 anni fa.
Decine di migliaia le persone, che lo hanno conosciuto o soltanto incrociato, che hanno voluto omaggiarlo nel giorno dei suoi funerali. Politici, di ieri e di oggi, esponenti di diverse religioni e culture, ma soprattutto semplici cittadini che in un modo o nell’altro sono stati coinvolti dal sorriso buono del missionario laico.
Una semplice bara di legno grezzo. Niente fronzoli. Così come è stata la sua vita da quando a trent’anni ha deciso di abbandonare la ricchezza per dedicarsi agli ultimi, agli invisibili. Un moderno San Francesco, come ha ricordato lo stesso cardinale Lorefice nella sua omelia. Commosso, la voce rotta dal pianto, Lorefice ha commentato il vangelo di Matteo, la parabola del giovane ricco, che chiede a Gesù quale sia la via per avere la vita eterna.
Tra i momenti più sentiti, le parole delle quattro nipoti, che hanno ricordato il periodo più difficile di fratel Biagio, quello in cui, poco più che ragazzo, non riusciva a spiegarsi un malessere interiore. Solo ad Assisi, l’illuminazione: “Vedevi la tua Palermo martoriata, omertosa – hanno detto – Non riuscivi a sopportare il dolore degli altri. E volevi cercare di alleviarlo. Quando raccontiamo la tua storia, le persone si stupiscono”, hanno proseguito, spiegando come l’esempio dello zio possa essere di ispirazione per molti. Affinché si agisca e non si parli soltanto delle cose che non vanno. Il riferimento è anche all’arresto di ieri dell’ultimo grande padrino mafioso.
I messaggi di papa Bergoglio e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, poi, la benedizione della salma. Infine, l’ultimo grande abbraccio dei palermitani, che non dimenticheranno uno dei fratelli più illustri della città.