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I programmi elettorali

Game over! Italia travolta dai cambiamenti climatici. La politica ce la farà?

sabato 17 Settembre 2022

Ondate di calore sempre più frequenti, periodi estesi di siccità ma anche bombe d’acque violente e tempeste sempre più simili a quelle tropicali. Il prosciugamento di molte aree, come sta drasticamente avvenendo nel Po, e l’innalzamento dei mari che rischia di far scomparire intere terre. Tutti questi sono solo alcuni dei paradossi che il cambiamento climatico sta apportando in Italia.

L’ultimo evento catastrofico nelle Marche. Nonostante le previsioni meteo e l’allerta lanciata, la pioggia caduta è andata oltre ogni previsione. Secondo la Protezione civile, in poche ore è caduto oltre un terzo della pioggia che normalmente cade in queste zone in un anno. Il bilancio non è positivo: circa 50 feriti, una decina di morti, alcuni dispersi, famiglie sfollate, costrette ad abbandonare le proprie case allagate, e attività andate distrutte.

Mario Draghi

Il premier Mario Draghi è andato in visita nei territori maggiormente colpiti ed ha subito dimostrato la sua vicinanza ai cittadini marchigiani. “Occorre fare molto di più sul fronte dell’ambiente e del rischio idrogeologico. Affrontare il rischio idrogeologico – ha aggiunto – significa prevenzione, investimenti, infrastrutture, ma significa anche affrontare il cambiamento climatico“.

Sergio Mattarella

Parole di solidarietà sono arrivate anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante l’inaugurazione dell’anno scolastico all’istituto Curie di Grugliasco. “La sfida del Piano di ripresa è tutt’uno con la grande sfida ambientale. Accelerare nello sviluppo significa oggi accelerare nella sostenibilità. Gli squilibri del pianeta costituiscono sottrazioni di risorse alle generazioni più giovani. Questo è il tempo della restituzione. I giovani sono i più sensibili al tema perché i loro occhi guardano il domani“.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI ALLA COP 27

I rischi non riguardano solo la nostra penisola ma tutte le nazioni. Dal 6 al 18 novembre si terrà la COP 27 che riunirà i paesi dell’ONU a Sharm El-Sheikh, in Egitto. L’ultima edizione svolta a Glasgow aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca. Per la prima volta nella storia delle conferenze sul clima delle Nazioni Unite, era stata inserita l’uscita dal carbone e lo stop ai sussidi alle fonti fossili. L’accordo fu ridimensionato all’ultimo per venire incontro alle richieste di India e Cina.

I temi che verranno affrantati saranno molti e riguarderanno da vicino anche l’Italia. Tra i documenti messi sul tavolo ne emerge uno molto preoccupante. Secondo uno studio condotto dal Max Planck Institute for Chemistry e del Climate and Atmosphere Research Center del Cyprus Institute gli effetti più devastanti del cambiamento climatico si registreranno nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente. In queste zone le temperature starebbero aumentando a una velocità quasi doppia rispetto alla media globale e potrebbe portare ad un innalzamento delle temperature dei mari fino a 5°C, ed oltre entro la fine del secolo.

Gli obiettivi che si spera di raggiungere sono molti, considerando la grande delusione dello scorso anno: l’aggiornamento degli impegni dei governi sulla riduzione delle emissioni; lo stanziamento del fondo da 100 miliardi annui in sostegno alle nazioni in via di sviluppo; l’accordo sulla finanza climatica; il tema degli aumenti di luce e gas.

E L’ITALIA?

L’attenzione dell’Italia verso i cambiamenti climatici non ha radici molto profonde, anzi è abbastanza recente. Per anni il problema è stato ignorato, o comunque sottovalutato. L’istituzione nel 2021 del Ministero della Transizione Ecologica, da questo punto di vista, può essere considerato un passo avanti. Gli interventi del Ministro Cingolani sono stati messi però a dura prova anche dalla grave crisi energetica che si è abbattuta su famiglie e imprese, conseguente al conflitto tra Russia e Ucraina, mutato in Europa in una vera e propria guerra del gas.

L’energia consumata in Italia dipende in larga scala da gas (42,3%) e petrolio (38,1%). Prima dello scoppio del conflitto, il maggior esportatore di gas era proprio la Russia, che ricopriva circa il 43% del fabbisogno. La necessità di discostarsi da queste forniture indica diverse possibilità. La ricerca di nuovi partener, o il rafforzamento di rapporti già esistenti, è stata una delle vie su cui si è cercato di spingere. Gli incontri con i governi di Algeria, Qatar, Congo o Azerbaigian ne sono un chiaro esempio.

Si è parlato spesso anche di un aumento delle disponibilità di carbone, ancora in uso, seppur in scala molta ridotta (il 3,7% del totale). Una opzione molto dannosa per l’ambiente, già messo a dura prova, e che sicuramente fa discutere. Altra soluzione è l’incremento delle fonti di energia rinnovabili, ad oggi ferma al 15,9%. La più plausibile considerando le opportunità offerte dal nostro territorio, capace di poter garantire una vasta copertura sia per quanto riguarda l’idroelettrico, il solare o l’eolico.

Capitolo a parte quello sul nucleare, diventato terreno di scontro durante la campagna elettorale. Una delle ultime volte in cui l’argomento è stato affrontato dal punto di vista politico è stato con il referendum del 2011. Passato con il 94% dei voti a favore, furono abrogate le norme che consentivano la produzione di energia nucleare in Italia. Ciò non esclude che un governo possa avviare un nuovo programma con un decreto.

COSA PROPONGONO I PARTITI

Anche l’Italia, dopo la tornata elettorale del 25 settembre, sarà presente alla COP27… ma come? Vediamo cosa prevedono le agende dei partiti.

CENTRODESTRA

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi

Sul da farsi in campo energetico, Meloni, Salvini e Berlusconi sembrano abbastanza compatti. L’idea proposta dalla coalizione è quella di avanzare dei piani che riguardino l’autosufficienza e la produzione di materie prime.

A livello europeo le richieste verterebbero sulla promozione di un tetto massimo al prezzo del gas e l’uso dei fondi per contrastarne l’aumento.

Attenzione a famiglie e imprese attraverso una riduzione dell’IVA sui prodotti energetici e il riordino di bonus e incentivi per l’efficientamento energetico degli immobili residenziali pubblici e privati.

Centrodestra compatto anche in tema nucleare, con la creazione di impianti di ultima generazione.

Favorevoli anche a nuove trivellazioni.

CENTROSINISTRA

Diversa è la situazione nel centrosinistra, dove emergono anche alcune spaccature, soprattutto in tema nucleare. Se il PD si dichiara contrario, ritenendo gli impianti incapaci di risolvere i problemi ambientali, +Europa è favorevole alla ricerca per lo sviluppo di reattori a fusione nucleare e mini reattori nucleari di ultima generazione.

Enrico Letta

La coalizione si ricompatta in altri temi: no a nuove trivellazioni, stop al gas metano entro il 2035, si a nuovi rigassificatori e all’aumento degli investimenti sulle rinnovabili. Il piano a livello europeo è quello di imporre un tetto massimo al prezzo del gas.

Sono previste anche delle misure per affrontare il caro energia: la creazione di meccanismi per tutelare le fasce a basso reddito dell’aumento dei prezzi; l’ elettrificazione completa delle abitazioni; incentivi fiscali per le imprese con alta valutazione di sostenibilità.

In agenda anche la creazione di una nuova tassa sulle emissioni di prodotti importati e la sburocratizzazione dei processi per la creazione di impianti rinnovabili.

MOVIMENTO 5 STELLE

Giuseppe Conte

Un po’ più snello il programma pentastellato. Il piano è quello di spingere sul risparmio energetico, modificare i meccanismi che decidono il prezzo del gas e spingere su due incentivi. Il primo è un nuovo superbonus per sostenere le aziende nell’efficientamento energetico e nello sviluppo di rinnovabili. Il secondo, l’“Energy Recovery Fund” per contrastare la crisi energetica e investire in fonti rinnovabili.

In programma anche lo stop a nuove trivellazioni per il gas e a nuovi termovalorizzatori. Nessun accenno invece sul nucleare. In merito si è espresso Giuseppe Conte che ha espresso contrarietà all’idea di incentivarlo con investimenti pubblici ma si è detto a favore di investimenti nella ricerca sul nucleare di ultima generazione.

TERZO POLO

Più consistente è il piano proposto dalla coalizione guidata da Carlo Calenda. I punti includono in primis il sostegno alla produzione nazionale di gas e il completamento della costruzione di due rigassificatori galleggianti per aumentare le importazioni di gas non russo.

Carlo Calenda

In merito alla transizione ecologica, l’idea è quella di incentivare l’Industria 4.0 e riordinare e semplificare i crediti d’imposta.

Altra proposta è quella di supportare un “price cap” a livello europeo per contenere l’aumento del costo dell’energia e intervenire contemporaneamente per scorporare il prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quelle fossili, per ridurre il prezzo medio.

Gli obiettivi prefissati sono due: la riduzione, entro il 2030, del 55% delle emissioni di CO2 (contro cui si interverrebbe con lo sviluppo di sistemi di cattura e stoccaggio), con fonti rinnovabili ed emissioni zero al 2050. All’interno di questo mix energetico è incluso il nucleare.

L’ultimo ambizioso piano è quello di fare del Sud l’hub energetico del Mediterraneo.

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