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Gela, venticinque milioni per il piano di riqualificazione industriale: “Possono essere solo un acconto”

martedì 21 Agosto 2018
gela

Da mesi esprimiamo preoccupazione per il trattamento che lo Stato e la Regione stavano per destinare all’accordo di Programma che, partendo da Gela, si estende per 23 Comuni che vanno anche ben al di là della provincia di Caltanissetta. Cgil, Cisl e Uil più volte abbiamo scritto lettere pubbliche, richieste di incontro al Presidente della Regione Musumeci, convocato i Sindaci coinvolti registrando una diffusa partecipazione e la perenne assenza dell’amministrazione comunale di Gela, la stessa che elogia con notevole entusiasmo i 25 milioni da destinare a piccoli e medi progetti” questa le parole dei sindacati dopo che la giunta Musumeci ha dato l’ok per il Piano di riqualificazione e riconversione industriale di Gela che adesso passa alla fase attuativa che verrà gestita da Invitalia.

gelaCgil Cisl Uil fanno appello al Sindaco ed al Presidente della Regione affinché a settembre non si sigilli nessun accordo “ci si fermi così da evitare di chiudere un accordo di programma al ribasso, figlio di una logica “politica” del contentino, del treno che passa ed è meglio prenderlo, per poi scoprire che il treno non è passato, è fermo in una stazione abbandonata. Ci permettiamo di insistere e possiamo argomentare la nostra indignazione per chi sostiene che i 25 milioni sono un grande risultato, dovrebbe farsi qualche calcolo matematico per convincersi che a Gela, Caltanissetta e tutti gli altri Comuni medi e piccoli con mini investimenti non se ne fanno nulla”.

Ci chiediamo: ma veramente qualche politico pensa che lo sviluppo complementare all’Eni passa attraverso questi mini investimenti? È sostenibile e coerente la richiesta diffusa che noi percepiamo di conoscere il piano di riqualificazione del personale dato che siamo stati noi a chiedere ed ottenere il censimento completo dei lavoratori dell’indotto per capire dove orientare la formazione? È possibile sostenere che bisogna incentivare start up di giovani con brillanti idee da immettere sul mercato globale che magari andando in banca non hanno accesso al credito e qualcuno (lo Stato) deve studiare il metodo per finanziare questi progetti? Ma quella che doveva essere una “lezione morale” ed anche socio economica, pensiamo al fallimento di tutti i progetti finanziari dalla legge 488, contratto d’area, patto per l’agricoltura, non ha insegnato nulla al ceto politico?

Queste e tante altre argomentazioni non ideologiche bensì pratiche ci portano a formulare l’ennesimo invito alle Istituzioni di rivendicare più flusso economico agganciato ad un robusto sistema di vigilanza sul sistema di spesa che deve essere rigido per evitare il famoso assalto dei furbi al denaro pubblico, lo stesso sistema che tiene viva la triste questione meridionale.  Noi, caro ceto politico, non ci rassegniamo all’idea che per rilanciare i Comuni che rappresentano  l’8%  della popolazione Siciliana, quindi più di 400 mila abitanti, sono utili 25 milioni di euro.

Al Sindaco ed al Presidente della Regione – conclude la nota dei sindacati –  chiediamo che le Istituzioni oltre a ricordarsi del nostro territorio, inizino a salvarlo dal precipizio perché di questo si tratta! Per noi i 25 milioni valgono come timido acconto e non come accordo da firmare”.

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