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Gettonopoli e fondi Ue ai defunti. La denuncia della Corte dei Conti [Foto Gallery]

venerdì 24 Febbraio 2017
PALERMO 24.02.2017 - CORTE DEI CONTI: INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO.

Utilizzo distorto di risorse pubbliche a disposizione dei soggetti politici e contributi comunitari ai defunti. A puntare i riflettori su questi due fenomeni il presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Siciliana, Luciana Savagnone, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in corso a Palermo a Palazzo Steri.

“Nessuno può spendere il denaro pubblico senza dover rispondere del suo utilizzo”. Ha sottolineato Savagnone. I giudici contabili dell’Isola, nel 2016, hanno messo sotto controllo i costi della politica per quelle circostanze nelle quali si configurava l’ipotesi di danno erariale. A tal proposito il presidente ha citato il caso di una sentenza di condanna per “l’indebita percezione di compensi da parte di un consiglio comunale che, con il parere favorevole del segretario comunale, aveva aumentato il gettone di presenza dei consiglieri da 30,99 a 129,11 euro, provocando al Comune, da luglio 2009 a giugno 2013, un danno pari a 542.780 euro”.

Undici, invece, sono le sentenze di condanna emesse dalla Corte nell’ambito dell’inchiesta sullo spreco di denaro pubblico da parte dei gruppi parlamentari dell’Ars: “ai presidenti dei gruppi dell’Assemblea regionale siciliana e’ stato chiesto l’importo complessivo di un milione 852mila 327 euro”, si legge nella relazione, “la rifusione di queste somme è dovuta per spese ritenute non inerenti alla funzione esercitata”.

Per Savagnone la politica dovrebbe “per riacquisire credibilità prendere le distanze da tali accadimenti, ritrovare sobrietà nei comportamenti, utilizzare le enormi risorse finanziarie messe a sue disposizione per promuovere crescita e sviluppo”.

Tra gli altri reati economici eclatanti le truffe ai danni dell’Unione europea. Ci sono, infatti, anche i terreni di persone decedute tra quelli per i quali nell’Isola vengono richiesti i contributi e gli incentivi comunitari all’agricoltura. Pratiche palesemente viziate che però riescono a superare, senza alcuna contestazione, tutte le varie fasi degli iter burocratici grazie alla carenza di verifiche.

Sono tante le zone d’ombra sull’assegnazione dei contributi alle aziende private sulle quali bisognerebbe fare luce. Per il presidente Luciana Savagnone “si verificano casi di fondi comunitari assegnati in maniera strana. Qualcosa che non funziona nel sistema c’è”.

“Il fenomeno è vasto – ha aggiunto – quello dei proprietari che dichiarano terreni di persone che invece risultano defunte. Non c’è un monitoraggio, un controllo, occorre coinvolgere nei giudizi di responsabilità non solo gli enti concessori, ma i soggetti intermedi che sono quelli che sbrigano le pratiche. Questo vale sia per i contributi agricoli che per i Por, dove le banche fanno da intermediari. Le banche dovrebbero a ogni tranche di contributo erogato controllare su quello che si è fatto con la prima rata. Bisogna agire su questo fronte, ma l’amministrazione è inerte”. Savagnone punta il dito contro tutti i soggetti coinvolti. Difficile non accorgersi di circostanze così paradossali. C’è quindi un problema strutturale che riguarda il meccanismo di valutazione delle istanze e di erogazione degli incentivi.

In entrambi i casi è necessario intervenire sul sistema dei controlli per rafforzarli, renderli ancora più stringenti ed efficaci. Un’esigenza che di scontra con la riduzione di competenze determinata da alcune leggi di riforma approvate nello scorso anno dal Parlamento sul ruolo della Corte dei Conti. “La strada da percorrere si presenta faticosa e impervia. Il giudice contabile, anziché vedere incrementata la propria competenza, soffre di una continua sottrazione di funzioni”. Fra queste, il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica che, sottolinea il magistrato contabile, “ha limitato la giurisdizione della Corte dei Conti alle ipotesi di danno erariale causato dai dipendenti delle società in house”. Per quanto riguarda invece il nuovo Codice di giustizia contabile, secondo Savagnone, “non appare avere aiutato più di tanto il lavoro del giudice contabile, costituendo sostanzialmente un’occasione persa, sia per quello che è stato fatto che per quello che si sarebbe potuto fare”.

Il presidente ha evidenziato come, con l’entrata in vigore di nuove norme processuali, “sarebbe potuta avvenire una svolta per il giudice della Corte dei Conti, rendendolo protagonista di un processo moderno, dando un senso anche a quei contenziosi un po’ dimenticati come quello relativo ai conti giudiziali che, attraverso nuovi strumenti e procedure per monitorare l’uso del denaro pubblico da parte di chi ne ha il maneggio, avrebbe potuto trasformarsi in un vero e proprio mezzo di verifica della correttezza della circolazione e dell’impiego delle risorse finanziarie”.

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