La Direzione regionale del Partito democratico ha messo in moto alcune riflessioni sul percorso che i dem dovranno intraprendere in Sicilia da qui al prossimo futuro. Una importante lezione è quella delle Europee: in questa tornata elettorale il centrosinistra ha portato a casa qualche risultato, ma non ha di certo brillato per numeri di seggi, almeno per quanto riguarda l’Isola.
Il focus sul rinnovamento del partito lo apre Mario Giambona, vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd all’Ars, che lancia una serie di assist per lanciare una nuova stagione di rilancio del primo partito dell’opposizione al centrodestra e in Sicilia al governo Schifani.
“È ovvio che c’è una ricostruzione delle Europee che si sono svolte e rispetto alle quali si sono create diverse sfumature. Il risultato del Pd in Sicilia è stato ben al di sotto delle aspettative che noi avevamo, ma anche dei numeri: siamo 10 punti sotto rispetto alla media nazionale. Non è una questione che riguarda solo il Sud, con un dato che si aggira al 24%. Da una parte abbiamo accolto con grande favore l’entusiasmo che ha portato il nuovo segretario nazionale Elly Schlein sulla direzione nazionale del partito, ma al contempo ci rendiamo conto che a livello regionale manca qualcosa. Questa nuova linfa va ramificata in tutte le articolazioni del Pd. Nello specifico, mi riferisco al fatto che ci sono comunità dove il partito non ha sedi né circoli e dove il risultato, evidentemente, è stato scadente. Laddove invece siamo presenti anche con gli amministratori locali i risultati si sono rivelati soddisfacenti”.
Il punto è capire cosa manchi e se il dialogo tra i parlamentari romani e quelli di Sala d’Ercole vada rivisto. Giambona chiarisce la questione.
“Aggiungo che rispetto al rapporto con la deputazione nazionale – un tema emerso nella discussione di ieri – è stata sollevata, secondo me in maniera impropria, l’idea che ci sia una sorta di dicotomia tra il gruppo parlamentare e il partito. Cosa che naturalmente non esiste, perché senza il supporto fondamentale della deputazione del partito non si sarebbero mai verificate le percentuali raggiunte alle ultime elezioni. È emblematico il risultato ottenuto in alcune comunità, penso a Giovanni Burtone nella zona di Militello Val di Catania, e anche a me stesso. A Capaci siamo il primo partito, e non era mai accaduto.
Su scala regionale abbiamo necessità di un partito che deve essere ricostruito, ricreare centinaia di circoli e punti di riferimento. Lo ha detto anche il segretario regionale. La classe dirigente deve aprirsi ad una fase congressuale nuova, allargando gli organismi. C’è l’esigenza di rimettersi tutti in discussione. La presenza di Elly Schlein in questa campagna elettorale ha permesso di focalizzare l’attenzione su alcuni temi che sono cruciali per la nostra società e che la gente ci chiede di trattare: lavoro, sanità, agricoltura, ponte sullo Stretto, autonomia differenziata”.
Tuttavia, la speranza rimane la stessa: passare dal rinnovamento per fortificare la presenza nei territori e voltare pagina. E’ il momento di unire le forze, di mettere insieme energie e idee per progetti nuovi allargando la squadra. E poi, gettare le basi per nuove proposte a partire da Bruxelles.
“Dobbiamo essere incisivi, ma l’assetto organizzativo deve essere rivisto e superare le criticità attraverso una nuova classe dirigente che renda protagonisti i territori e la stessa deputazione regionale che ha dato un contributo importante alle Europee, anche per l’elezione di Peppino Lupo e non solo”.
Progetti e programmi per rilanciare questo obiettivo di trasformazione sono vari. Secondo il deputato dem, occorre lavorare sui nodi cruciali della Regione. “Ancora aspettiamo il rimpasto della giunta regionale, in funzione dell’esito delle Europee” e “Penso alla siccità, andiamo incontro ad una stagione negativa a fronte dell’assenza di risorse idriche. Gli invasi semi vuoti e tutt’oggi non c’è alcuna misura concreta per aiutare l’agricoltura e la zootecnia e per garantire l’uso civile dell’acqua, già fortemente razionata”.
Il Pd ha in cantiere diversi disegni di legge per ripartire all’insegna di un nuovo impegno politico. La priorità è l’autonomia differenziata.
“Dal momento della pubblicazione della norma ci sono 60 giorni di tempo per le Regioni per impugnare la legge davanti alla Corte costituzionale. Abbiamo chiesto con un nostro atto di trattare in aula la mozione che impegni il governo regionale, al pari delle altre Regioni, a prendere posizione. Inoltre, abbiamo chiesto al presidente dell’Ars di accelerare i provvedimenti normativi giacenti nelle commissioni e sui quali si lavora da parecchio tempo. Tra cui il ddl sugli enti locali che propone modifiche per quanto riguarda il loro assetto, peraltro chiesto da tantissimi sindaci, la questione dei Consorzi di bonifica che continuano ad accumulare debiti e quindi non possono procedere ad attivare tutti i percorsi necessari per riammodernare le reti idriche”.