“Mentre in Sicilia infuria la campagna elettorale, il segretario del Pd sta a bordo di un treno, forse nelle Marche, forse altrove. Ma non in Sicilia. Avrà sbagliato treno.” Questo è quello che scrive in un post un nume tutelare della Sinistra italiana, Emanuele Macaluso.
Ed in effetti è un pò strano: Matteo Renzi parte in un giro per l’Italia in treno, con l’intento ovvio di acquistare consensi, in pratica un tour elettorale, e salta l’unica regione che è nel vivo di una campagna elettorale.
Il segretario del PD arriva in Calabria, tocca Reggio sulle sponde dello Stretto, e fa una brusca inversione a U dirigendosi a nord, come se oltre quelle acque si celassero pericolose minacce politiche.
E probabilmente la ragione vera è proprio questa: Renzi non viene in Sicilia perché sa che le elezioni del 5 novembre vedranno una débâcle del suo partito e non ci vuole mettere la faccia.
Ma un leader vero non si comporta come Schettino, resta a bordo della nave, anche se affonda.
Lasciando oltretutto con un palmo di naso il candidato del centrosinistra Micari che qualche giorno fa a proposito della venuta di Renzi in Sicilia dichiarava: “L’ho sentito stamattina al telefono, era in treno verso Matera, altra tappa di questo straordinario viaggio che sta facendo e che ha chiamato ‘Destinazione Italia’ e mi ha confermato che farà tappa qui.”
Povero Micari!
Ma non è l’unico esponente del PD a deludere il docente palermitano. “La questione dei porti di Messina e Milazzo va rivista. Ne parleremo col ministro Delrio”, dichiarò in maniera assertiva Micari a fine settembre, a proposito della soppressione dell’Autorità portuale di Messina.
Non sappiamo se gliene abbia poi parlato. Se lo ha fatto è stato poco convincente, visto che Delrio non solo glissa sull’argomento, ma evita Messina come la peste, nonostante stia girando in campagna elettorale tutti gli angoli della Sicilia, considerato il comprensibile disappunto della città per le recenti scelte del Governo.