Avrebbero preso mazzette in cambio di sconti sulla riscossione della Tarsu e della Tares. Quattro funzionari del Comune di Palermo e sei tra imprenditori e commercialisti sono stati condannati per un giro di mazzette e una truffa scoperti dalla polizia nel 2014.
La sentenza è stata emessa dai giudici della prima sezione del Tribunale di Palermo. Hanno avuto 12 anni i funzionari comunali Antonio Borsellino, Gaspare Tantillo e Ida Ardizzone, mentre a 10 è stato condannato il collega Cesare Pagano. Condannati a 4 anni e 2 mesi ciascuno Antonio e Luigi Vernengo, Giuseppe Vassallo, Giuseppe Carnesi e Giovanni Torres. Questi ultimi, imprenditori e commercialisti, sarebbero coloro che, grazie alle mazzette, avrebbero ottenuto uno sconto sulle tasse.
La pena più bassa, due anni, è stata inflitta a Vittorio Ferdico, difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli: per lui è caduta la più grave accusa di corruzione ed è rimasta in piedi la truffa. Il modus operandi della banda, scoperto grazie alla denuncia di uno dei contribuenti “avvicinati”, era semplice. Il commerciante, il professionista o il semplice cittadino si presentavano allo sportello terrorizzati dalla cartella esattoriale ricevuta o dall’avviso di accertamento. Il funzionario gli prospettava una situazione debitoria pesante e, subito dopo, gli offriva la soluzione: l’annullamento del debito, la riduzione della superficie imponibile per il futuro, a volte la variazione d’uso dell’immobile. Il tutto in cambio di una mazzetta pari al 50% del totale del debito maturato dal contribuente. La tangente andava versata con un acconto subito, poi in comode rate. La truffa sarebbe costata al Comune di Palermo circa 400mila euro e se non fosse stata scoperta dalla polizia nelle successive riscossioni.
LA NOTA DEL COMUNE:
L’indagine era partita nel 2014 a seguito di un esposto presentato dall’Amministrazione comunale, su indicazione del sindaco Leoluca Orlando e dell’allora assessore al Bilancio, Luciano Abbonato. Il Comune aveva operato in collaborazione con gli inquirenti e le Forze dell’ordine, permettendo di scoprire il “trucco” con cui migliaia di metri quadri di edifici cittadini venivano “cancellati” dal database degli immobili per il calcolo delle imposte comunali. Proprio da quel caso era partito un controllo a tappeto che grazie all’incrocio dei dati con il catasto, ha portato lo scorso anno ad individuare ben 700.000 metri quadri non dichiarati, permettendo così di abbassare la percentuale della Tari (la nuova tassa nel frattempo subentrata, il cui calcolo si basa sempre sulle metrature degli immobili). Il decremento è stato compreso fra il 4% e il 7% in base alla tipologia di immobili e al soggetto titolare.
“Le anomalie del settore – spiega Leoluca Orlando – erano emerse con chiarezza e da qui era nato un esposto che portò alle indagini, svolte ovviamente con la necessaria collaborazione e riservatezza da parte dell’Amministrazione comunale. Il Comune si era anche costituito Parte civile nel procedimento e attendiamo ora di conoscere la quantificazione del danno valutato dalla Magistratura. Gli accordi operativi che l’Amministrazione ha stilato in questi anni con diversi soggetti quali il Catasto, l’Agenzia delle Entrate e le Forze dell’Ordine, ci permettono un sempre maggiore controllo, i cui benefici ricadono su tutta la collettività, come dimostrato dalla riduzione delle imposte comunali. Mai come oggi risulta valido lo slogan che è necessario che tutti paghino perché tutti possano pagare di meno”.