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Tra la folla immensa di fedeli, estimatori o semplici curiosi che sono giunti a Palermo per partecipare alla visita in città di Papa Francesco, abbiamo chiesto, prima dell’inizio della messa celebrata nel prato del Foro Italico, una testimonianza sul senso di questa giornata e sulle aspettative del popolo della chiesa cristiana.
Da Gregorio Porcaro, ex prete che per anni ha affiancato il beato Pino Puglisi nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio, al parroco originario del Congo che opera a Castel di Tusa; e poi ancora giovani donne immigrate che vivono da anni a Palermo o suore che ogni giorno affiancano gli “ultimi”, tanto cari al Santo Padre.
Non una voce fuori dal coro che smentisca la potenza del messaggio di accoglimento dell’altro e di fratellanza che il Papa professa dall’inizio del suo percorso come Vescovo di Roma.
C’era da aspettarselo se si considera l’atmosfera che si percepiva nelle strade limitrofe al Foro Italico sin dalle prime ore della mattina: giovani in festa per il solo fatto di essere presenti, gruppi di famiglie con figli grandi e piccini, e poi ancora prelati e tantissimi scout tutti ansiosi di far tesoro dell’esperienza. L’ultima visita di un Papa a Palermo, infatti, risale al 3 ottobre del 2010 con Benedetto XVI.
“Francesco è il nostro papà e il nostro Papa” ci dicono persino.
Qualcuno rintraccia un filo diretto tra l’esempio di Bergolgio e l’operato di don Puglisi: semplicità di gesti e parole, vicinanza ai poveri attraverso la parola di Dio e, soprattutto, l’esempio concreto.
C’è chi non ha tempo per parlare con noi perché teme di perdere il posto in fila che si è guadagnato, altri invece vogliono far sapere quanto sia importante essere presenti.
Alla fine le tanto attese parole del Santo Padre sono arrivate, come sempre pronunciate quasi sottovoce: “La voce più forte non è quella di chi grida di più“.
Basta un sorriso, aggiungiamo noi, lo sa bene Papa Francesco e lo sapeva molto bene don Pino Puglisi.