Mercoledì 17 marzo 2021 su Rai 1, in prima serata, verrà trasmesso il bellissimo film di Peter Farrelly, “Green Book”, vincitore di tre premi Oscar 2019: miglior film dell’anno (a Jim Burke, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga, Charles B. Wessler); Migliore attore non protagonista a Mahershala Ali; Migliore sceneggiatura originale a Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly; oltre alla candidatura per il migliore attore protagonista a Viggo Mortensen e per il miglior montaggio a Patrick J. Don Vito. Ai quali Oscar, si aggiungono poi i tantissimi premi e riconoscimenti vinti in tutto il mondo.
Per chi non potesse vederlo su Rai 1, il film si può vedere su TIMVISION on demand.
Dicevamo che il film è bellissimo! Sì, è vero, e si potrebbe incorniciare con questa semplice parola – bellissimo! – questa emozionante produzione cinematografica frutto di una splendida sceneggiatura originale scritta a otto mani, che ha saputo ben ricostruire una storia vera degli anni Sessanta statunitensi tra un talentuosissimo pianista afroamericano dell’elegante City newyorkese e un bizzarro e pieno di geniali risorse relazionali e di problem solving, autista e tuttofare siculo-americano, nato e cresciuto nel basso Bronx di New York dal quale non si era mai allontanato.
Guardando il film, balza subito agli occhi e al cervello di noi tutti, che “Green book” non è un semplice film sul razzismo unidirezionale dei bianchi d’America contro gli afroamericani, come diversi buonisti ad oltranza radical chic italici si sono affrettati nel definirlo! Niente di più errato e distorto dalla realtà cinematografica! Ho letto diverse recensioni e commenti di giornali e magazine della settima arte, tra i più letti in Italia, e purtroppo questo pregiudizio critico sul film, che leggo come una strenua e talvolta ammirevole posizione intellettualmente disonesta di alcuni critici cinematografici (o presunti tali), è abbastanza diffuso, ma per fortuna non troppo!
È vero, invece, che “Green book” è uno splendido film sul razzismo in senso lato e sulla xenofobia (non solo statunitensi!) generati dalla “paura del diverso da noi”, visti e raccontati da angolature diverse, da prospettive prismatiche che fanno capire, senza lasciare alcun dubbio, che il razzismo, così come la xenofobia, non è unidirezionale, dal bianco verso il nero come pregiudizialmente ed ipocritamente viene concepito da una sparuta parte degli pseudo intellettuali italici, ma ha molteplici venature e ombre pluridirezionali.
Ed è qui che nel film viene fuori l’eleganza e la raffinatezza della narrazione che sviluppa e districa con geniale maestria le molteplici prospettive del razzismo/xenofobia… quelle del colore della pelle e delle tradizioni, dell’educazione e della cultura, delle inclinazioni sessuali e della religione, del cibo e dell’abbigliamento, del modo di parlare e del modo di mangiare, dei costumi e delle origini storico-sociali… anche quelle italiche, e sicule in particolare, che vengono raccontate nel film senza sconti e con cruda realtà (mangiaspaghetti, mafiosi, ignoranti, etc… etc.. che tutti noi siciliani che siamo stati all’estero o che abbiamo vissuto in “Continente”, conosciamo benissimo)!
La paura del diverso è il tema principale che affronta il film. E quando il diverso da noi diventa simile a noi attraverso un “percorso” di conoscenza frutto dello scontro e del confronto, delle confessioni disinibite e delle emozioni irrefrenabili, della fiducia e della voglia di scoprire nuovi universi umani, è lì che vengono abbattuti i muri della diffidenza pregiudiziale, e tutto, come per magia, appare nuovo, con una luce chiara. Una prospettiva tanto chiara e nuova che non può che generare condivisione umana e solidarietà fraterna, come accade, quasi naturalmente alla fine delle otto settimane di “tour di concerti” tracciato dal “Green book”, in giro per gli Stati del profondo e razzista sud statunitense, tra il siculo-americano Tony Lip (uno splendido Viggo Mortensen) e il virtuoso pianista afro-americano Don Shirley (un maestoso Mahershala Ali).
È questo il vero cuore narrativo del film che riesce a commuovere e a far luccicare gli occhi dello spettatore per le emozioni che riesce con una semplicità disarmante a generare.
Tutto il resto che è stato scritto e raccontato – i n Italia in particolare – è una sgradevole proiezione pregiudiziale, una posizione “razzista” (da questa prospettiva sicuramente!) di chi non sa vedere altro di quello che ideologicamente ha in testa, e che il film non dice affatto!
Ma per rendersi conto di quello che scrivo, basta guardare il film e magari condividere, anche con me qui in questo magazine se vorrete, la vostra idea e la vostra opinione su un’opera davvero interessante e magistrale.
Buona visione a tutti voi…
Trama da Coming Soon:
«Green Book, il film diretto da Peter Farrelly, racconta del buttafuori Tony Lip (Viggo Mortensen), un italoamericano con un’educazione piuttosto sommaria che nel 1962 venne assunto come autista da Don Shirley (Mahershala Ali), uno dei pianisti jazz più famosi al mondo. Lo scopo? Guidarlo da New York fino agli stati del Sud, in posti dove i diritti civili degli afroamericani sono ben lontani dall’essere legittimamente acquisiti. Shirley si affida per il viaggio al libro Negro Motorist Green Book: una mappa di motel, ristoranti e pompe di benzina in cui anche gli afroamericani sono ben accolti. Dovendosi confrontare con il razzismo ma anche l’umanità delle persone che incontrano, Lip e Shirley impareranno prima di tutto a conoscersi e rispettarsi a vicenda.»
“Green book” (2018), di Peter Farrelly su TIMVISION
https://www.timvision.it/detail/60021556-green-book
Scheda IMDb
https://www.imdb.com/title/tt6966692/
Trailer su YouTube
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/