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La sentenza

Guerra tra cosche di mafia a Catania: dodici condanne e un’assoluzione in appello

mercoledì 23 Ottobre 2024
Tribunale di Catania

Una assoluzione e 12 condanne, con la rideterminazione della pena perché è stata esclusa per tutti gli imputati l’aggravante dei motivi abbietti e per qualcuno l’assoluzione da alcuni capi di imputazione che, a vario titolo, erano tentato omicidio detenzione di armi e concorso in porto d’armi.

E’ la sentenza, di uno stralcio del procedimento Centauri, emessa nei confronti di 13 presunti appartenenti al clan mafioso Cappello nel processo di secondo grado emesso dalla terza sezione della Corte d’appello di Catania scaturito dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri sulla sparatoria tra organizzazioni criminali contrapposte dell’8 agosto 2020 a Librino.

Nello scontro armato tra esponenti del gruppo dei Cursoti milanesi e del clan Cappello, morirono Luciano D’Alessandro, di 48 anni, e Vincenzo Scalia, di 29. Altre quattro persone rimasero ferite. La Corte d’appello ha parzialmente rideterminato le condanne che erano state emesse, col rito abbreviato, dal gup Maria Ivana Cardillo, il 29 giugno del 1922, su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Alessandro Sorrentino.

Queste le sentenza di secondo grado: Concetto Alessio Bertucci quattro anni (in primo grado era stato condannato a 10 anni, Massimiliano Cappello 12 anni (17 anni), Sebastiano Cavallaro nove anni (13 anni e 6 mesi), Renzo Cristaudo nove anni (13 anni e 6 mesi), Gaetano Ferrara sette anni e quattro mesi (15 anni e 4 mesi), Rocco Ferrara 12 anni (16 anni e 8 mesi), Luciano Guzzardi 10 anni (16 anni), Santo Antonino Lorenzo Guzzardi a due anni (15 anni e 4 mesi), Gaetano Nobile nove anni (15 anni e 1 mese), Riccardo Pedicone 10 anni (14 anni e 3 mesi), Rinaldo Puglisi sette anni e quattro mesi (14 anni e 8 mesi) e Luciano Tudisco nove anni (14 anni). I giudici hanno assolto per non avere commesso il fatto Gioacchino Sampinato, che in primo grado era stato condannato a 14 anni e 3 mesi di reclusione, ordinandone la scarcerazione se non detenuto per altra causa. La Corte d’appello ha dichiarato anche la perdita di efficacia della misura cautelare per Santo Antonino Lorenzo Guzzardi, disponendone la scarcerazione se non detenuto per altra causa.

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