Il 18 luglio scorso a Parigi si è tenuta la conferenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su HIV/AIDS che ha evidenziato un incremento dei casi di infezione da HIV rispetto alla precedente rilevazione del 2016.
Sono 36,9 milioni le persone sieropositive in tutto il mondo ma solo 21,7 milioni hanno accesso alle cure. Preoccupante l’aumento di casi nell’Africa sub-sahariana che può riguardare quindi la popolazione migrante.
I trattamenti antiretrovirali oggi permettono di bloccare la progressione di malattia e quindi il manifestarsi dell’AIDS oltre che impedirne il contagio.
“Mancano 7 miliardi di dollari l’anno … per raggiungere gli obiettivi per il 2020” ha detto alla France presse il direttore esecutivo di Unaids, Michel Sidibé che sottolinea come senza questi investimenti rimane grande il rischio di una nuova epidemia con un aumento della mortalità per AIDS.
Il nostro centro di malattie infettive dell’Ospedale Civico di Palermo ha una grande expertise nel trattamento delle persone sieropositive o che hanno sviluppato AIDS e relative complicanze. Tullio Prestileo, infettivologo dell’Ospedale Civico e presidente Anlaids Sicilia ha condotto una ricerca su 1.740 migranti osservati nell’ultimo trienno.
L’HIV è stato rilevato in 57 casi: 6 (0.97%) nel 2015, 9 (0.95%) nel 2016, 42 (3.9%) nel 2017.
Tuttavia, sottolineo come i dati mostrano una più importante frequenza di infezione da virus dell’Epatite B [257 casi: 44 (7,1%) nel 2015, 84 (8,9%) nel 2016, 129 (11,9%) nel 2017] e da virus dell’Epatite C (24 casi cioè l’1,37% della popolazione studiata).
Dieci casi sono stati trattati secondo i criteri AIFA vigenti al momento della diagnosi; tutti hanno completato la terapia ed hanno risposto al trattamento (SVR 12: 100%). Cinque soggetti risultati anti-HCV positivi non presentavano replicazione virale (HCV-RNA < 20 UI/ml). Sei sono in attesa di iniziare la terapia ed infine tre sono stati persi al follow-up.
Il dottore Prestileo precisa “La presa in carico dei migranti, attraverso lo screening, la cura ed il follow-up richiede una metodologia disegnata sul bisogno della Persona, necessita di uno specifico expertise e di un supporto costante della mediazione culturale. La nostra esperienza mette in evidenza la possibilità di una rivisitazione metodologica attraverso progetti di lavoro che possano rendere più semplice la fruizione dei servizi sanitari da offrire a questa popolazione. Tutto ciò con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute al singolo migrante e di salvaguardare la salute per tutti” e aggiunge “a livello italiano la lotta contro le malattie virali trasmissibili è a macchia di leopardo con 20 sistemi sanitari diversi e senza azioni coordinamento efficaci. Solo per l’Epatite da virus C si sono realizzati gli obiettivi di eradicazione attraverso una rete che la Sicilia ha costituito e fatto funzionare con percentuali di eradicazione straordinarie e vicino al 100% grazie ai nuovi farmaci messi a disposizione con fondi ad hoc da parte del Ministero della Salute. Tuttavia, anche in questo caso la coinfezione con l’HIV rappresenta un problema.
“Sono più di duecento i pazienti coinfetti (HIV più Virus dell’Epatite C) seguiti dal nostro centro ma solo 110 hanno voluto intraprendere la terapia eradicante” afferma Francesco Di Lorenzo altro infettivologo dell’equipe dell’Ospedale Civico di Palermo e sottolinea “i pazienti positive per l’HIV necessitano non solo di competenze tecnico-scientifiche ma anche se non soprattutto di competenze relazionali in cui il rapporto empatico è un fattore determinante per il successo terapeutico”.
I dottori Prestileo e Di Lorenzo sono due rappresentanti di un gruppo di infettivologi (Antonio Ficalora, Ernesto Renato Dalle Nogare, Adriana Sanfilippo) che si occupano da anni di tali pazienti in modo altamente professionale e a cui va il mio plauso personale per gli sforzi profusi in grado di superare le tante difficoltà che si presentano nella pratica clinica.
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