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Questo pomeriggio alle 16.00 un nutrito gruppo di riders si sono ritrovati a Piazzale Capitaneria di Porto a Palermo. La CGIL ha, infatti, organizzato uno sciopero nazionale per la categoria. E, in particolar modo, nel capoluogo siciliano si è tenuto anche un flash mob. Ricordiamo che i riders sono coloro che ci consegnano, comodamente per noi, nelle nostre case vivande di vario genere: dalla pizza al gelato, dai dolci al sushi, dal cibo italiano a quello etnico.
I riders oggi sono scesi nelle piazze di tutto lo stivale, dal Piemonte alla Sicilia, per chiedere più diritti, più tutele e garanzie. Più margini di guadagno per un lavoro molto usurante e colmo di pericoli. Non a caso sono stati scritti, dagli stessi riders, dei cartelloni che recitavano frasi come “chiediamo contratti concreti e paghe più alte” oppure “Truffatori. Sfruttatori“.
“Vogliamo semplicemente – ha dichiarato un rider presente alla manifestazione di Palermo – che i nostri diritti di lavoratori vengano tutelati. Ogni giorno ci pagano sempre di meno. Allo stesso tempo per noi aumentano sempre più le spese perché facciamo più tragitto, quindi consumiamo più benzina. Non viene rimborsato nulla, è a carico nostro il mezzo, la sua manutenzione , il carburante per muoverci. E abbassano le tariffe. Bisogna lavorare sempre più ore, per guadagnare di meno“.
Le condizioni di lavoro dei riders sono notoriamente molto difficili. Spesso, infatti, si ritrovano ad operare sotto la pioggia, al gelo o sotto il sole cocente. Sono esposti ai rischi legati alla circolazione urbana, muovendosi spesso con biciclette o motocicli. Per non dimenticarci che durante gli orari notturni, i riders sono anche esposti a furti e/o aggressioni. In era Covid, naturalmente, si aggiunge l’ulteriore rischio di contrarre il virus. Infatti, i riders entrano continuamente in contatto con ristoratori e clienti, per cui le possibilità di contagio per loro sono di certo più alte rispetto a molti altri lavoratori.
“Ritengo che noi siamo assolutamente a rischio – ha sottolineato un altro rider presente al Piazzale Capitaneria di Porto – perché giriamo tra i ristoranti, a casa delle persone. Saliamo i pacchi, abbiamo il contante e quindi scambiamo anche i soldi. Credo che dovremmo avere una fascia prioritaria per il vaccino“.
Altro capitolo è quello dell’infortunistica e della malattia che non vengono riconosciute. Se un riders si ammala magari per una semplice febbre, oppure se si dovesse far male durante l’attività lavorativa di consegna a domicilio, non ha diritto ad alcun contributo, perdendo anche le giornate lavorative. Neppure le spese, legate per esempio alla benzina del ciclomotore usato in orario di lavoro, vengono rimborsate.
In sostanza, i riders chiedono semplicemente condizioni di lavoro umane per poter operare in serenità. Di fatto, essi sono schiacciati dal potere economico di soggetti economici internazionali piuttosto forti come Glovo, che approfittano del proprio potere contrattuale e delle difficoltà delle persone nel trovare un lavoro, attivando meccanismi di sfruttamento. Siamo di fronte a forme di schiavitù moderne, nelle quali al lavoratore non vengono riconosciuti diritti e garanzie economico-giuridiche. Allo stesso tempo si pretende lo svolgimento di un lavoro logorante, psicologicamente e fisicamente, e con bassi margini di guadagno.
In un contesto del genere, dovrebbero essere i Governi nazionali a fare la voce grossa. Ma si sa: è più facile mostrare i muscoli con i piccoli che con i grossi operatori economici. E la politica italiana, in questo caso, ha mostrato poca sensibilità o per lo meno poca efficacia d’azione concreta, preferendo spesso chiudere un occhio piuttosto che battersi per la tutela dei diritti dei lavoratori.