Vitalizi d’oro assegnati a parlamentari regionali non più in carica ma anche a parenti stretti di deputati defunti; pensioni over-size che gravano sul bilancio delle istituzioni e costituiscono un fiume di denaro (sulle spese dell’ Ars quest’anno 19 mln e 500 mila euro sono per gli ex deputati). Nonostante le difficoltà a far quadrare i conti, la Regione e l’Ars pare non abbiano alcuna intenzione di volerli eliminare: i vitalizi sembrano coperti da una coltre inviolabile e continuano a restare in vigore pesando sul bilancio regionale e sulle tasche dei siciliani.
Gli inquilini di Palazzo dei Normanni, dal canto loro, difendono di fatto la propria posizione perché, dicono, da quando è entrata in vigore la riforma Monti, nel 2011, i vitalizi sono stati di fatto aboliti e i parlamentari in carica a partire da quest’ultima legislatura percepiranno solo una pensione che si adegua agli standard nazionali, con criterio contributivo, non più retributivo.
Lo spiega Toto Cordaro (Cantiere popolare) “E’ una storia completamente inventata e costruita- dice – nessun parlamentare in questa legislatura avrà un vitalizio”. Ma quelli vecchi, che gravano per cifre incredibili (per pochi giorni di mandato alcuni ricevono anche 3000 euro di vitalizio) perché nessuno li tocca? “Il problema è semplice – aggiunge sempre Cordaro – con il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone abbiamo provato ad intervenire tramite il consiglio di presidenza ma questo non è possibile, perché la Sicilia non ha competenza esclusiva in materia di previdenza sociale, applichiamo una legge previdenziale nazionale. Dovrebbero intervenire Camera e Senato per un’azione retroattiva. Noi ci potremmo solo adeguare. L’indennità netta di un deputato siciliano è ora di 7.300 euro tranne che non si abbia una carica particolare. Se completo la legislatura ho 1800 euro di pensione. Con 200 euro in più al mese per ogni legislatura in più”.
A difendere questa posizione a spada tratta il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che parla di “campagna mediatica contro le istituzioni” accusando alcuni quotidiani e trasmissioni televisive di aver attaccato la Sicilia per l’alto numero di beneficiari di vitalizi, in modo pretestuoso. “Per chi ha amore per la verità, ribadisco che l’Ars paga meno vitalizi del Consiglio regionale del Lazio. L’Ars ha contribuito più di tutte le regioni ad alimentare il fondo nazionale di solidarietà con 6 milioni e mezzo di euro ed è stata la prima a eliminare gli assegni vitalizi dal gennaio 2012. Devo constatare che a 50 anni dalla morte di Totò la vendita della fontana di Trevi resta sempre un cavallo di battaglia dei grandi comici”, ironizza.
Decisamente più intransigenti i deputati del Movimento 5 Stelle che si scagliano contro i vitalizi promuovono una “forzatura” del sistema previdenziale dei parlamentari non più in carica: “I vitalizi sono dei privilegi inaccettabili e come tali vanno contrastati – osserva Giancarlo Cancelleri – vanno tagliati del 50 per cento a tutti. Va inoltre abolita la reversibilità, in maniera tale che i 180 vitalizi erogati in maniera diretta moriranno con il deputato e faranno risparmiare alla Regione 11 milioni di euro.Se il meccanismo dei vitalizi è ancora in vita nei termini attuali, la responsabilità è dell’ufficio di presidenza e dei partiti che lo compongono, che non vogliono ascoltare le nostre proposte”.