Questa volta la mia nota contiene anche una postilla e il suo corollario perché nella logica fantasiosa del triangolo di luce che è la nostra Sicilia, l’aquila imperiale che col suo andare da Est ad Ovest e viceversa , giunse poi fino al nostro Federico II, dimostra che “ogni contraddizione è falsa e vera” come lo stesso Giustiniano imperatore spiega a Dante nel famoso sesto canto del Paradiso, cioè appena due canti dopo da quando Beatrice gli aveva mostrato l’anima della Gran Costanza, figlia di Ruggero II e madre del Puer Apuliae, Stupor mundi.
Il perché di questo andare a destra e a manca e nel caso di Federico da Nord a Sud , diviene addirittura metafora della grande storia dato che per necessità geografica l’aquila ha fatto quasi sempre le sue soste e ripreso il suo volo proprio dalla terra dei Ciclopi o se più vi aggrada di Demetra e Core. Una terra dove tutto e il contrario di tutto è stato accettato con naturalezza ,dall’inerzia alla rivoluzione, dall’opulenza alla povertà, dalla spregiudicatezza al più bieco conservatorismo, dalla regalità alla mafia, leoni e sciacalli.
L’aquila, del resto, domina dall’alto anche i leoni. Si trattava comunque di arrivi e partenze che certo hanno lasciato un segno dovuto alle sue svariate frequentazioni ,tanto è vero che anche Palermo ha scelto l’aquila come suo emblema; ma in genere non si trattava di scegliere anzi ogni volta giungendo da luoghi lontani e diversi, trattandosi di uno scalo internazionale, nelle sue soste più o meno lunghe, lasciava sempre qualcosa di nuovo che si aggiungeva e si mescolava con le realtà esistenti in un processo di continua trasformazione: amalgama mai saturo che ha profondamente caratterizzato l’etnia degli abitanti e inciso parecchio sulla identità del popolo siciliano che ,pirandellianamente, ha ben interiorizzato la formula coscienziale “uno, nessuno e centomila, tanto da rappresentarsi nel perenne conflitto tra autonomia e dipendenza, orgoglio e frustrazione, spregiudicatezza e bieco conservatorismo e apparire smemorato e imbelle a secondo delle contingenze e dei condizionamenti pur di salvare i suoi privilegi e capitali in nome della dignità e della libertà.
Opera dei Pupi e tragedia, regalità e mafia : lirico convivere con la bellezza e la disarmonia. Inutile rammemorare la trama e le vicende della storia che ogni siciliano colto si costruisce a cominciare da me stesso che do voce all’occhiotriquétro , il quale per definizione ha tre punti di vista e scompone la luce in un caleidoscopico arcobaleno.
Siamo nel gioco del “Così è se vi pare” da cui sarebbe impossibile uscire oppure ci si avvia verso una trasformazione nuova nella quale si richiede alla coscienza degli uomini di essere vigile e consapevole dei pericoli verso cui va incontro una società che perde di vista l’umanità opponendogli la plutocrazia? Così a voler cercare l’identità siciliana si è creduto opportuno, in questi ultimi decenni, sottolineare l’attualità politica della questione identitaria e aggiungere all’antico assessorato ai Beni culturali e ambientali anche il difficile compito di cercare e precisare una volta e per tutte, quella identità siciliana che fino a ieri era considerata retaggio delle dominazioni straniere e che invece ,a ben vedere , è il risultato di un sincretismo genetico e culturale che distingue la Sicilia perfino negli stessi suoi beni culturali e ambientali.
Assessore più idoneo per mettere ordine in questo caos storico, dopo la scomparsa di Sebastiano Tusa che aveva ridato nuovo vigore alla salvaguardia e alla conservazione dei Beni rinnovando opportunamente il valore della fruizione in ambito non soltanto nazionale ed europeo, è stato scelto nella persona di Alberto Samonà , rappresentante della nuova generazione di scrittori e intellettuali e che fino a questo nuovo incarico di più grande responsabilità culturale, era il direttore di questo nostro giornale on line nel quale mi ha chiamato a collaborare dimostrando come tutte le idee e le opinioni possono convivere nella ideale libertà di stampa dove ogni apporto e le diversità sono misura della democrazia e della civiltà.
Saluto dunque il mio impareggiabile direttore e auguro a lui ,nuovo Assessore dei Beni Culturali della nostra regione tanto ricca ma pericolosamente offerta ai molti interessi che vorrebbero sfruttare in modo inadeguato la grande ricchezza culturale , nata appunto dal s incretismo che la caratterizza , di non consentire tale misfatto e di perseguire nel suo impegno con quell’equilibrio e quella visione che gli suggerisce il suo amore per la creatività umana esercitata politicamente nella libertà dello spirito in armonia con la Natura che egli, in quanto ambientalista ,ha sempre difeso.