Un’occasione per riflettere. La due giorni, in programma oggi all’Ars e domani allo Steri, ha messo al centro della riflessione le legislazioni tra i Paesi membri dell’Ue, la lotta alle discriminazioni e alla violenza di genere, le politiche migratorie e percorsi di integrazione per le donne straniere.
Quattro le sessioni tematiche attraverso cui si è articolato il confronto: Il Piano di azione europeo per una maggiore giustizia di genere; Politiche migratorie, politiche di integrazione, esempi di buone pratiche nell’integrazione; La violenza sulle donne; Fenomeni europei oltre i confini italiani: Populismi di destra ed i diritti delle donne, racconti da Italia, Germania, Austria e Svizzera.
Tra i partecipanti il vice presidente dell’Ars Giuseppe Lupo, la vie presidente della Camera dei deputati Marina Sereni, l’assessore regionale Carmencita Mangano.
Di rilievo e importanza il focus sui migranti nell’Unione europea e quello sulla violenza di genere.
Nel 2015, 4,7 milioni di persone sono arrivate in uno dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, mentre almeno 2,8 milioni di migranti sono stati dichiarati lasciati uno Stato membro dell’UE. Sono alcuni dei dati forniti nel corso dei lavori del convegno “Donne Forti per una Europa Forte – Road Map Europea dell’agenda 2030″, organizzato a Palermo dalla Fondazione Friedrich-Ebert, che per celebrare la decennale collaborazione tra i democratici europei di Italia, Germania, Austria e Svizzera ha scelto la città designata capitale italiana della Cultura nel 2018, come meta per discuterne, dedicando un focus specifico ai temi delle migrazioni. In particolare l’analisi prende spunto dagli ultimi dati Eurostat sull’integrazione dei migranti (ultima pubblicazione risale al 26 giugno scorso, ndr). Secondo lo studio la metà degli migranti (2,4 milioni) è cittadino di un Paese extracomunitari, mentre al primo gennaio 2016, il numero di cittadini extracomunitari residenti negli Stati membri dell’UE è stato di 20,7 milioni (pari al 4,1% della popolazione dell’UE).
Per quanto riguarda la violenza sulle donne le cose non vanno meglio. Nonostante avvenga un femminicidio ogni tre giorni e mezzo, l’Italia non sembra essere il Paese europeo con i maggiori problemi in relazione al fenomeno della violenza sulle donne. Secondo dati (marzo 2017) dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea (European Union Agency for Fundamental Rights), i Paesi in cui la violenza contro le donne (fisica e/o sessuale) è più comune sono i Paesi del Nord Europa.
L’Italia si attesta sotto la metà della classifica, ben al di sotto della media europea: basti pensare che nel nostro Paese le donne vittime di violenza fisica o sessuale dai 15 anni in poi rappresentano il 27%, a fronte del 52% in Danimarca, del 47% in Finlandia, del 46% in Svezia, del 45% nei Paesi Bassi e del 44% in Francia e Regno Unito.