La riforma delle Province è pronta ad affrontare l’Assemblea Regionale Siciliana. La commissione Affari Istituzionale, presieduta dal deputato regionale Ignazio Abbate relatore del ddl, ha inviato la bozza del testo all’Ufficio di Presidenza guidato da Gaetano Galvagno. Ciò per determinare la futura calendarizzazione del disegno di legge a Sala d’Ercole. Dopo il passaggio in commissione Bilancio per ricercare le coperture finanziarie necessarie a sostenere l’elezione diretta di Liberi Consorzi e Città Metropolitane, la I Commissione ha approvato la bozza definitiva, introducendo alcune importanti novità. Fra queste la previsione delle cause d’incompatibilità dei ruoli di presidente, assessore e consigliere provinciale.
Cosa prevede il nuovo ddl Province
Un testo che trova la sua ratio nella “convinta considerazione che non si possa prescindere dalla restituzione ai cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti anche in ambito provinciale. La presente proposta di legge intende quindi riportare i siciliani alle urne entro un preciso limite temporale, fissato tra aprile e giugno 2025, in modo che sia scongiurato il ricorso alle elezioni di secondo livello che, nei fatti, rendono gli elettori dei meri spettatori di accordi politici“.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 4 del disegno di legge, viene previsto che “nessun genere possa essere rappresentato in misura superiore al 60%“ nella composizione delle liste dei candidati. Viene ridotto rispetto al passato il numero di assessori e consiglieri provinciali, rendendo così la macchina amministrativa più fluida. Novità anche sulla composizione dei Consigli Provinciali. I Liberi Consorzi con meno di 400.000 abitanti (Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Enna, Trapani e Agrigento) saranno composti da 24 componenti, i quali saliranno a 29 se si supera il limite di popolazione previsto.
Nella composizione delle Giunte dei Liberi Consorzi, è previsto che “nessun genere possa essere rappresentato in una misura inferiore ad un 1/3 dell’organo provinciale“. Stesso discorso vale anche per le Città Metropolitane, dove peraltro si tornerà all’elezione diretta del presidente (contrariamente a quanto previsto in origine). Messina avrà diritto a 34 consiglieri provinciali, mentre Palermo e Catania (che superano il milione di abitanti) ne avranno 39. La Giunta dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane vedrà un numero di assessori pari ad un terzo del numero dei consiglieri provinciali. Volendo fare un esempio, se un ente avrà ventiquattro consiglieri provinciali, la Giunta sarà composta da 8 assessori. In ogni caso bisognerà garantire il rispetto del principio di rappresentanza di genere al 40% nella composizione dell’esecutivo.
Introdotte le cause di incompatibilità
La grande novità del testo è rappresentata dalle cause di incompatibilità. Secondo quanto si legge all’articolo 2 (Liberi Consorzi) e 3 (Città Metropolitane) del testo, “la carica di presidente o di componente del Consiglio è incompatibile con il ruolo di deputato regionale o nazionale“. Inoltre, sono previste cause di incompatibilità fra assessore provinciale e consigliere provinciale, nonché fra il ruolo di consigliere provinciale e consigliere comunale.
Il disegno di legge propone poi esplicite previsioni per la sfiducia al presidente del Libero Consorzio o della Città Metropolitana, i quali “cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia da parte di due terzi dei componenti del Consiglio del libero Consorzio comunale. La mozione di sfiducia non può essere proposta nei primi due anni del mandato, né negli ultimi 180 giorni. La mozione di sfiducia, motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri del libero Consorzio comunale, è messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione ed è votata per appello nominale“.
La copertura finanziaria per le elezioni provinciali
All’articolo 6, il testo prevede la copertura finanziaria delle elezioni di primo livello, così come stabilito dopo il passaggio in commissione Bilancio. “Gli oneri a carico del bilancio della Regione, derivanti dallo svolgimento delle elezioni, sono quantificati in 5,15 milioni di euro per l’esercizio finanziario 2025 cui si fa fronte mediante riduzione di pari importo, per l’esercizio finanziario 2025, dell’autorizzazione di spesa per le finalità di cui al comma 1 dell’articolo 2 della legge regionale 8/2017“.