Il liceo di scienze umane si arricchisce di un nuovo corso incentrato sullo studio dell’economia, della comunicazione e del marketing, con l’obiettivo di “promuovere le conoscenze e le abilità connesse all’eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana”.
Con 17 istituti aderenti all’iniziativa fortemente promossa dal governo Meloni, il liceo del Made in Italy sbarca anche in Sicilia a fonte di 92 scuole a livello nazionale, portando la Regione ad essere prima in Italia per numero di istituti ma non per numero di studenti. In base ai dati finali delle iscrizioni, forniti dagli istituti superiori per l’anno scolastico 2024/2025, sono solo 420 gli iscritti in tutta Italia al liceo del Made in Italy.
Nonostante ci si trovi in una fase ancora sperimentale, dove un po’ di scetticismo è assolutamente concesso, a detta del segretario generale della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, “le iscrizioni sono state davvero irrisorie e non è un dato che può essere ignorato”. Le conferenze di servizio organizzate a livello regionale e provinciale dal Ministero dell’istruzione e del merito, non sono bastate a convincere la stragrande maggioranza delle scuole che “si sono dimostrate contrarie alla proposta del Ministero, non aderendo all’iniziativa messo in atto dal ministro Valditara”.
“Per dare vita al liceo del Made in Italy bisogna di fatto sopprimere l’indirizzo economico sociale già presente all’interno dei licei di scienze umane – spiega il segretario generale motivando le perplessità del sindacato – e ciò avverrebbe a discapito di alcuni insegnanti e delle loro materie“.
Le scuole che vorranno integrare il nuovo indirizzo, infatti, non potranno aggiungere nuovi corsi perché l’integrazione di nuovi insegnamenti e quindi anche nuovi docenti, comporterebbe oneri extra allo Stato.
“Da non sottovalutare è anche lo scopo del liceo del Made in Italy, legato a quello di subordinare il percorso didattico degli alunni a delle logiche di mercato e d’impresa” e questo secondo Rizza è inaccettabile. “Gli alunni devono seguire un percorso di studi che dia loro coscienza e consapevolezza su quello che vogliono fare dopo il diploma. Orientarli verso una carriera così piccoli – intorno ai 13/14 anni – rischia di precludergli altre scelte penalizzando i ragazzi”.
Mentre il Governo si impegna nell’ampliare l’offerta formativa con l’idea di generare studenti con competenze più specifiche di cui il tessuto imprenditoriale potrebbe giovare per alzare il Pil, i sindacati temono che la riforma possa, invece, spingere sempre più imprese e privati a finanziare le scuole che si dotano dell’indirizzo dedicato al made in Italy, favorire alcuni istituti piuttosto che altri attraverso agevolazioni e finanziamenti, creando quindi una disparità tra un istituto e l’altro.
“Già esistono percorsi scolastici ideati per inserire gli studenti nel mondo del lavoro e sono gli istituti professionali e tecnici” continua Rizza. In quest’ottica il liceo del Made in Italy appare essere una forzatura che rischia solo di soggiogare le scuole al volere delle aziende, incrementando ulteriormente anche le ore dedicate ai Percorsi per le competenze trasversali e l’Orientamento (PCTO), meglio noti come Alternanza Scuola-Lavoro. Altra manovra che, introdotta con la legge n. 107 del 2015, “ha registrato dei risultati decisamente negativi se teniamo conto anche delle vittime che ha provocato”.
“L’unico obiettivo della scuola deve istruire i ragazzi, costruendo quella coscienza e quella consapevolezza fondamentale a qualsiasi cittadino per decidere del proprio futuro” conclude il segretario generale della Flc Cgil Sicilia.