Lord William Bentinck, durante le guerre napoleoniche, venne inviato in Sicilia per fare gli interessi della potenza imperiale britannica nell’area mediterranea. Uomo di grande ambizione, Bentinck aveva sognato la creazione di uno Stato unitario italiano nel quale la Sicilia avrebbe ricoperto un ruolo di primo piano, auspicando uno stravolgimento dell’assetto geopolitico europeo e mediterraneo.
Il Lord inglese, innanzitutto, era stato inviato a Palermo per proteggere e possibilmente favorire gli affari britannici in Sicilia ma pure per evitare divisioni e strappi eversivi, potenzialmente rivoluzionari, tra la corona borbonica di Napoli e le élite isolane. Strappi che avrebbero potuto creare eccessive destabilizzazioni nell’area mediterranea. Bentinck fondò un corpo armato che può essere considerato il primo nucleo di un esercito nazionale italiano: si tratta dell’Italian Levy comandata da Carlo Catinelli. Chi era costui?
Catinelli nacque a Gorizia, era un ufficiale di carriera, aveva militato nell’esercito austriaco per poi arruolarsi in quello britannico. Era stato inviato a Palermo dal Lord Bentinck con il compito di garantire la sicurezza della famiglia reale borbonica esiliata in Sicilia, poiché il regno di Napoli si trovava sotto l’occupazione francese. Così, in tale contesto, Catinelli venne arruolato, col grado di tenente colonnello, nell’appena costituito corpo militare Italian Levy, un’armata al servizio della corona inglese. Il nuovo reggimento inaugurò la propria storia militare nella difficilissima e sanguinosissima campagna spagnola del 1813.
Bentinck non fu soltanto il semplice fondatore di un corpo militare, fu qualcosa di più. Egli, infatti, divenne il referente privilegiato per molti esponenti della borghesia e della nobiltà di varie zone d’Italia, non limitando, quindi, la propria influenza solo alla Sicilia. Il ministro riteneva che lo spazio mediterraneo tra l’Italia e la Spagna potesse offrire interessanti prospettive di cambiamento geopolitico e naturalmente la Sicilia gli appariva un avamposto strategicamente importante nell’economia di tale disegno. Bentinck analizzò attentamente la guerra d’indipendenza spagnola e il moto nazionale che si era attivato in seguito all’invasione delle truppe napoleoniche. Un orgoglio e un sentimento d’identità nazionale che ispirò e mosse le azioni dei sudditi della corona spagnola. Il ministro britannico, pertanto, riteneva che un movimento nazionale o qualcosa di simile si potesse attivare anche in Italia se solo si fossero toccate le corde giuste.
E riteneva che la formazione di un nuovo soggetto nazionale nel cuore del Mediterraneo avrebbe disorientato e messo in seria difficoltà le politiche espansionistiche ed egemoniche dell’Impero francese, il quale già stava pagando un durissimo tributo in termini di vite umane, di denaro ma anche di energie psicologiche nella penisola iberica, animata da ideali nazionali.
Bentinck cercò di coniugare la fedeltà alla propria madrepatria con i suoi progetti per la penisola italiana, tenendo costantemente aggiornato il proprio governo, e in particolar modo il ministro degli esteri Richard Wellesley circa i propri piani e la rete dei suoi referenti. Però, passando il tempo, la visione geopolitica di Bentinck iniziò a discostarsi da quella di Londra. Così a un certo punto il Lord di Palermo non passò più informazioni al governo britannico sui suoi progetti. Il risultato fu che le relazioni internazionali e diplomatiche britanniche si mossero per un certo periodo di tempo verso due direzioni: da un lato, il governo cercava di costruire un’ulteriore coalizione antifrancese rinnovando alleanze e amicizie ormai ben oleate con le altre grandi potenze europee; dall’altro lato, Lord Bentinck spendeva le proprie energie per fare della Sicilia la piazzaforte e la base commerciale britannica nel Mediterraneo e dell’Italia uno Stato ufficialmente indipendente ma sotto protettorato britannico.
In questo programma, la costituzione di un esercito nazionale in Sicilia serviva a creare e consolidare sentimenti identitari e di reciproca appartenenza ad una medesima comunità nazionale, così tra il 1811 e il 1814 furono reclutati i soldati dell’Italian Levy, un corpo formato da tre reggimenti. I provvedimenti di Bentinck testimoniano una certa consapevolezza dell’importanza di allargare la base legittimante degli Stati e del ruolo degli eserciti nel creare sentimenti nazionali tra le fila delle élite.
Quindi potremmo dire che rispetto all’enorme turbolenza creata dall’estremismo e dalle profonde lacerazioni della Rivoluzione francese, il ministro Bentinck progettava in Sicilia una rivoluzione dolce, moderata, da realizzare attraverso la promulgazione di una Costituzione e se necessario anche attraverso la conduzione di una guerra, un progetto nel quale si voleva coinvolgere pure la famiglia reale borbonica. Infine, Bentinck credeva che se la corona britannica si fosse adoperata per la fondazione di un esercito nazionale italiano, avrebbe ottenuto facilmente l’amicizia e la fedeltà di tutta l’Italia con il riconoscimento dell’egemonia dell’Impero britannico nel cuore del mar Mediterraneo. Ma terminate le guerre napoleoniche la corona britannica abbandonò sul nascere la costruzione di uno Stato italiano e Bentinck dovette lasciare la Sicilia e i suoi sogni mediterranei.