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I dem di Sicilia

Il Pd batta un colpo o rischia di finire nel dimenticatoio

giovedì 2 Novembre 2023
Valentina Chinnici

“Il Pd faccia il Pd e non si metta in testa di continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte…”. Il fuori-onda, QUI  stavolta c’è e promana da un vocione imperioso che sa di passato e che non intende, ancora, passare la mano. Risuona in un’area di servizio del centro della Sicilia particolarmente affollata dove il taccuino di chi prende appunti ha il tempo di inciampare, mettendo a fuoco una premessa di merito chiara e definita.

Al di là dell’interlocutorio tutt’altro che immaginario che però non “vuole dare questa confidenza” ai piani alti del partito di affidare all’esterno il suo messaggio, il dibattito interno del principale partito di opposizione è destinato a farsi acceso.

I dem avanzano piano, tra le variazioni di bilancio di fine anno e la Finanziaria che incombe a Sala d’Ercole, provando a recuperare un’identità che li renda individuabili nello stress-test delle prossime elezioni Europee.

Sulla testa del segretario regionale Anthony Barbagallo  al momento si possono ipotizzare solo sporadici piovaschi isolati, nel senso che la marcia che lo ha portato prima alla guida del partito e poi punto di equilibrio del nuovo corso della segreteria Schlein lo blinda da agguati estemporanei.

Eppure non c’è da dormire sonni tranquilli. A un anno di distanza dalla sconfitta secca, la doppia batosta di Regionali e Politiche che ha relegato il centrosinistra ancora all’opposizione all’Ars, oltre che ai Comuni di Palermo prima e Catania poi, la questione principale è quella di riempire di contenuti l’asse con i grillini. Il rimbalzo prodotto dall’allungo di inizio legislatura di Cateno De Luca, rinforzato poi dall’affermazione alle Amministrative di Taormina ha spiazzato, almeno nelle prime settimane, gli addetti ai lavori, che avevano trovato nell’ex sindaco di Messina l’elemento nuovo su cui puntare in alternativa agli schemi consolidati di opposizione di governo.

Mario Giambona, insieme a Valentina Chinnici e Dario Safina sono i nuovi alfieri delle province di Palermo e Trapani all’Ars, Michele Catanzaro è il capogruppo che viene

dall’Agrigentino e si sta giocando una sua importante partita di visibilità e Nello Dipasquale è ormai il riferimento rodato di una pattuglia consolidata a Sala d’Ercole.

 

 

Più defilato, ma sempre pronto a piazzare la zampata vincente è Antonello Cracolici che però al momento risulta più concentrato nel ruolo di presidente della commissione regionale Antimafia.

 

 

Nei territori della Sicilia occidentale attiva è anche la partecipazione del sindaco di Salemi Domenico Venuti, e di Fabio Venezia al primo mandato all’Ars ed ex

cittadino di Troina.

 

Un’occasione di vetrina e anche un punto di approccio sostanziale è dato dalla manovra che tra non molto verrà affrontata all’Assemblea regionale siciliana. Fino a questo momento, quasi per paradosso, la marcia ridotta dell’iniziativa parlamentare di centrodestra ha ingolfato anche il “governo ombra”. Ma il punto è proprio questo: giocare eternamente di rimessa, partire sporadicamente su una serie di temi, molti dei quali reggono pesantemente lo stallo delle ultime settimane o accettare solo il rimbalzo offerto dal quotidiano, rischia di isolare il Pd e i suoi esponenti.

Magari è ora di andare oltre il consueto e togliere il tempo agli avversari. In politica sorprendere attira anche i più distratti. Una moltitudine numerosissima.

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