Vogliamo raccontarvi l’origine del pesce stocco alla messinese, che affonda le sue radici in un lontano passato. Il Concilio di Trento (1545-1563), tra le varie regole che il cristiano doveva osservare, impose quella di “cucinare di magro” nel periodo quaresimale. Tutto parte da Martin Lutero che, tra le sue 95 tesi affisse alle porte del Duomo di Wittemberg, dichiarò guerra alla religione cattolica che, smossa da queste accuse, cominciò a guardare alla “povertà” della tavola”. Si narra che fu, in realtà, l’arcivescovo svedese, Olao Magno, a cui era stata affidata la chiesa di Santa Brigida, principessa svedese, eretta a Roma nel XIV, con un piccolo libro da lui scritto, a destare la curiosità intorno al pesce stocco: “un pesce detto merlusia, essiccato ai venti fressi che li mercanti germani barattano con cervogia, grano e legno”.
Il racconto si ricollega al fatto che la richiesta sempre maggiore fece arrivare, dai mari del nord, bastimenti a vela adibiti al trasporto del pesce stocco, essiccato dai venti freddi delle isole Lofoten, chiamato in quelle terre lontane “Gadus Morrhua come il baccalà con la differenza, però, che questi è conservato sotto sale. In breve tempo raggiunse dal Veneto alla Liguria, dalla Campania alla Sicilia. A Messina, la città dello Stretto, dove attraccavano centinaia di navi di ogni nazionalità, nonostante un mare pescosissimo, divenne simbolo della cucina locale e, intorno alla zona del porto, nacquero “i putii di manciari” dove era possibile incontrare, sin dalle prime ore del giorno, come clienti fissi i “scaricaturi i pottu”, consapevoli che un pasto simile li avrebbe rinvigoriti, dandogli la forza per affrontare la pesante giornata.
Il terribile terremoto del 1908 fece temere la scomparsa di Messina e delle sue tante tradizioni ma, qualche anno dopo, ecco apparire un piroscafo carico di pesce stocco che ritornava ad eternare il simbolo culinario della città. La ricetta che vi diamo è quella del “pesce stocco alla messinese”, che profuma di aromi mediterranei quali capperi, olive bianche, cipolla, sedano e pomodoro.
INGREDIENTI:
- 1 chilo di pesce stocco ammollato al naturale
- 1 chilo di patate
- passata di pomodoro
- concentrato di pomodoro
- 2 cipolle grosse
- 2 costole di sedano
- olive verdi in salamoia q.b
- capperi sottosale q.b.
- sale q.b.
- pepe nero q.b.
- peperoncino q.b.
- olio extravergine di oliva
PREPARAZIONE:
1.Tagliate finemente le cipolle, denocciolate le olive, dissalate e tagliuzzate i capperi e il sedano.
2.Mettete tutti gli ingredienti, con abbondante olio, in una casseruola a soffriggere a fuoco moderato.
3.Aggiungete il concentrato di pomodoro, diluito con un po’ d’acqua, un cucchiaino di zucchero, la passata di pomodoro, sale e pepe, lasciando cuocere per circa un’ora.
4.Nel mentre, sbucciate le patate, tagliatele e rosolatele in una padella con olio evo, fate a tranci il pesce stocco, dopo averlo lavato e asciugato, ponetelo con la pelle rivolta verso il basso, sulle patate rosolate.
5.Durante la cottura aggiungete i capperi, le restanti olive e lasciate cuocere con un coperchio per circa 15 minuti.
Chiudiamo con un proverbio che lo erge a protagonista: “sciroccu, malanova e piscistoccu, a Missina non mancunu mai”.