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La riflessione

Il prossimo Conclave sarà senza Sicilia?

sabato 3 Agosto 2024

La premessa è d’obbligo quando si parla di Conclave, per una forma di rispetto certamente ecclesiastico ma anche umano: lunga vita al Papa e agli eminentissimi cardinali. Ma gli osservatori, specialmente quelli di cose romane anzi vaticane, debbono fare i conti anche con un aspetto poco piacevole ma che sarà dirimente per il prossimo Conclave che dovrà eleggere il successore del Pontefice regnante: gli anni che passano. 

Il Papa ha 87 anni ed ha già superato in età uno dei suoi longevi predecessori  come Giovanni Paolo II che morì a 84 anni sul trono di Pietro a differenza di Benedetto XVI che raggiunse quota 95 anni ma avendo lasciato già da tempo il Pontificato. Francesco non ha mai fatto mistero delle difficoltà legate all’età e alla salute ma ha manifestato la volontà di rimanere in sella finché le forze lo permetteranno e tuttavia età e salute del Papa fanno inevitabilmente pensare, soprattutto fra i membri del Sacro Collegio, al futuro Conclave. 

Non solo perché il Conclave ci sarà solo con la morte del Papa ma anche perché le regole per l’elezione del Pontefice stabiliscono che i cardinali che hanno compiuto 80 anni non fanno più parte del “corpo elettorale” chiamato a dare un capo alla Chiesa Cattolica Romana. 

il Cardinale Francesco Montenegro

A votare per il prossimo Papa, stante l’attuale composizione del Conclave, ci potrebbe essere un solo siciliano: il cardinale Francesco Montenegro. Il porporato di origine messinese, arcivescovo emerito di Agrigento e attuale amministratore apostolico di Piana degli Albanesi, terrebbe dunque alti i colori della Sicilia in un eventuale Conclave essendo l’unico vescovo siciliano non ottuagenario con la porpora. Fuori dalla Cappella Sistina rimarrebbero invece l’ottantaseienne Arcivescovo emerito di Palermo il cardinale Paolo Romeo e un “siciliano adottivo” come il cardinale Salvatore De Giorgi, 93 anni, che è stato  anche lui Arcivescovo di Palermo. 

Il cardinale Montenegro è però al limite, nel senso che a maggio ha compiuto 78 anni e così se il prossimo conclave dovesse tenersi tra due o più anni nessun cardinale siciliano o cardinale residenziale in Sicilia parteciperebbe all’elezione del Romano Pontefice. Si tratterebbe di un piccolo primato perché dal 1903 un siciliano è sempre stato presente al Conclave. 

Se ripercorriamo le liste dei cardinali elettori possiamo vedere che nel marzo 2013 nel Conclave che elesse Francesco era presente il cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, mentre nel Conclave del 2005 a votare per papa Benedetto XVI era il siciliano adottivo Salvatore De Giorgi, anche lui presente in Conclave come Arcivescovo del Capoluogo siciliano. 

il Cardinale Salvatore Pappalardo

Ad eleggere Giovanni Paolo II nella Cappella Sistina c’erano due siciliani: il cardinale Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, e il cardinale Francesco Carpino, originario di Palazzolo Acreide, già vescovo di Monreale e Palermo e al tempo del Conclave dell’ottobre 1978 Cardinale vescovo di Albano. Carpino qualche mese prima, nell’agosto del 1978, aveva rappresentato la Sicilia nel Conclave che elesse Albino Luciani, Giovanni Paolo I, che regnò solo 34 giorni.

Due arcivescovi residenziali di Palermo ma non siciliani, i cardinali Luigi Lavitrano ed Ernesto Ruffini, parteciparono invece ai conclavi del 1939 e del 1963 che elessero rispettivamente Pio XII e Giovanni XXIII. Stessa cosa nei Conclavi del 1922 e del 1914 dove partecipò l’Arcivescovo di Palermo che era il milanese Alessandro Lualdi.

Il primato però spetta al Conclave del 1903 che vide chiamati a Roma per eleggere il successore di Leone XIII ben tre siciliani: il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, originario di Polizzi Generosa, il cardinale Giuseppe Francica-Nava di Bondifè catanese arcivescovo del capoluogo etneo e il palermitano Michelangelo Celesia, Arcivescovo di Palermo. Il Cardinale Celesia non potè però partecipare al Conclave per motivi di salute. 

il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro

Il Conclave del 1903 viene però ricordato anche perché uno dei siciliani presenti, Rampolla del Tindaro, rischiò di diventare il primo Pontefice siciliano dei tempi moderni. La tiara pontificia tuttavia non si posò sul capo del Segretario di Stato di Leone XIII per il celeberrimo veto dell’Imperatore d’Austria-Ungheria che non vedeva di buon occhio il cardinale siciliano a cui venne preferito il Patriarca di Venezia Giuseppe Sarto che divenne Pio X. 

Adesso gli occhi sono rivolti al futuro Conclave. E c’è da dire che sarebbe un vero peccato se l’Isola, terra toccata da uno degli Apostoli di Cristo e che nei primi secoli del cristianesimo diede numerosi Vescovi alla Sede Romana, non vedesse nessun porporato al prossimo Conclave. Forse allora sarebbe il caso che il Romano Pontefice concedesse la porpora cardinalizia ad un prelato siciliano. E se non dovesse essere il naturale candidato secondo tradizione, ovvero l’Arcivescovo di Palermo, il Papa potrebbe scegliere, come ha finora fatto, qualcuno secondo i suoi criteri perché, diciamocelo, sarebbe davvero un peccato se al Conclave non ci fosse nessun rappresentate della Sicilia. 

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