L’antiminimizzazione del voto di Trapani nel centrodestra siciliano, con la messa in discussione dell’assessore alla Formazione Mimmo Turano mette a nudo un prurito antico, comprensibilmente spiegabile, ma poco utile complessivamente, dei soliti protagonisti che, sin dalle primissime battute della legislatura, tra le meno “smart” che si sono avviate negli ultimi 12 anni, serrano le file per cercare “l’eterno rimpasto”. Uno schema da pressione pura che non dispiace più di tanto anche al governatore siciliano Renato Schifani.
Il fatto è però che a forza di parlare di cambi di giunta, sostituzioni, fibrillazioni interne e altre amenità che nulla aggiungono al pantano di Sala d’Ercole e all’azione di governo regionale, qualcuno rischia di farsi male veramente.
Se infatti la Lega, assediata da FdI, che ha esternato in maniera più o meno rituale sull’assessore trapanese, poggiando le proprie rimostranze su un esito oggettivo elettorale sfumato, ha reagito tenendo il punto, la fanpage dei “rimpastisti” cresce sempre meno muta e silente in ogni partner del raggruppamento. I meloniani per esempio sulla carta proveranno a difendere, più o meno emotivamente coinvolti o mediamente annoiati, gli assessori Amata e Scarpinato, ma non manca chi, all’interno del gruppo lavora per la successione e sarebbe felice di un “indifferenza costruttiva” per riavviare il meccanismo e scandagliare le tessere del “puzzle”; sotto traccia un “sentiment” non molto diverso viaggia dentro gli “azzurri”. Se il voto di Catania ha rafforzato Marco Falcone, i “boatos” accennano ad ambizioni sempre meno velate da parte di Nicola D’Agostino.Persino cuffariani e autonomisti che fingono di accontentarsi della soddisfazione del voto Delle Amministrative hanno di che guadagnare nella riapertura del “betting” e delle relative quotazioni.
“Una crisi al buio non serve a nessuno”, commenta lapidario un leghista di buona volontà che non crede a un frettoloso “dopo Turano”, ma per chiudere questo dossier sciaguratamente aperto nel silenzio delle opposizioni, ci vuole qualcuno che dica, almeno per il momento, una parola conclusiva.