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Cinque anni fa, in un servizio della rubrica scientifica Tg3 Leonardo, si parlava di un supervirus fabbricato nei laboratori cinesi che destava allarme nella comunità scientifica. “Il virus resta chiuso nei laboratori, ovvio. Serve per motivi di studio. Ma vale la pena correre questo rischio e creare una minaccia così grande“, è la domanda posta nel servizio andato in onda il 12 novembre del 2015. Qualche esperto però esclude che il Covid-19 abbia a che fare con il super-virus creato nei laboratori.
Alcuni scienziati cinesi, spiegava Tg3 Leonardo, “hanno creato un organismo modificato innestando una proteina superficiale di un coronavirus trovato nei pipistrelli della specie “Naso a ferro di cavallo”, che provoca la Sar, nei topi. Si sospettava che la proteina potesse rendere adatto il virus a colpire l’uomo e l’esperimento lo ha confermato. Questa molecola SHCO14 permette al coronavirus di attaccarsi alle cellule respiratorie degli uomini scatenando la sindrome. L’organismo può inoltre contagiare l’uomo direttamente dai pipistrelli». Un esperimento, conclude il servizio, che ha scatenato polemiche. «Sarebbe prudente non mettere in circolazione organismi che possono sfuggire al controllo“.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, esclude una connessione tra i due virus: “Il video della puntata di TgR Leonardo, che sta circolando sui social, in effetti fa impressione, ma già all’epoca la ricerca pubblicata su ‘Nature Medicinè fece divampare una polemica all’interno della comunità scientifica, su opportunità e rischi di questa ricerca. Ebbene, possiamo dire che quello che causa Covid-19 non è lo stesso virus dello studio del 2015, e che questo Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale. Ormai sono numerosi gli studi che hanno esaminato le caratteristiche genetiche del nuovo coronavirus, e tutti concordano: Sars-Cov-2 ha avuto un’origine naturale, ed è passato all’uomo dai pipistrelli“.