Sono 200mila gli stranieri presenti in Sicilia. Ovvero, il 4% della popolazione. Livelli inferiori si trovano solo in Puglia e in Sardegna, mentre le regioni del centro nord Italia mostrano presenze più massicce, con in testa l’Emilia Romagna (12,3%) e la Lombardia (11,7%).
Questi dati emergono dal VII rapporto dell‘Osservatorio Migrazioni dell’istituto Pedro Arrupe di Palermo. E mostrano quanto la presenza straniera risulti legata alle possibilità offerte dal territorio. Secondo l’analisi del centro di formazione politica dei gesuiti siciliani la principale cittadinanza presente in Sicilia è quella dei rumeni (58.480) seguiti dai tunisini (20.839) e dai marocchini (15.457), mentre risultano sempre più rilevanti le presenze di singalesi e bangladeshi, rispettivamente 13.691 e 9.063.
La popolazione straniera in Sicilia si presenta come mediamente giovane: il 19% è ancora minorenne, ovvero oltre 38 mila ragazzini, molti dei quali frequentano scuole italiane e, spesso, sono nati in Italia.
Lo studio esamina anche il trend dei permessi di soggiorno, aggiornato al 2018. Quelli rilasciati in Sicilia sono stati 14.815, un valore in crescita di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. Ben il 56,2% di questi sono stati rilasciati per asilo o motivi umanitari, a fronte del 26,8% a livello nazionale. Sempre nel 2018 sono stati 2.433 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, in maggioranza donne (1.300 cittadine pari al 53%).
Provincia siciliana con più’nuovi italiani’ è Catania, con 790 nuovi cittadini, seguita a distanza da Palermo (390) e Ragusa (380). In questo rilievo emerge in particolare che la motivazione prevalente per l’ottenimento della cittadinanza, ben più dello ius sanguinis, è il matrimonio.
L’occupazione degli stranieri in Sicilia viene misurata attraverso le posizioni di lavoratori dipendenti tratte dagli archivi dell’Inps per le nazionalità di Paesi extracomunitari e dei Paesi UE dell’Europa dell’Est. Le oltre 72 mila posizioni lavorative in Sicilia nel 2018, quasi 46 mila extracomunitari e 26.200 dei paesi dell’est Europa, risultano sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente.
Crescono le posizioni nel settore agricolo, che raggiungono quota 27.700(quasi 9 mila in più dal 2009) mentre cala a 19.300 il numero dei lavoratori domestici, con una perdita di oltre 11 mila posizioni lavorative.
Sempre nel 2018 la componente del lavoro autonomo, almeno per la parte rilevata dall’osservatorio Inps limitata agli artigiani, ai commercianti e ai lavoratori agricoli autonomi, mostra una crescita su base decennale: 13 mila posizioni (di cui 12 mila di cittadini extracomunitari) contro le 8 mila del 2009.
Tema di attuale interesse è poi lo sfruttamento subito dai ciclo-fattorini impegnati nelle consegne di cibo a domicilio tramite le piattaforme di food delivery. Tra i cosiddetti braccianti metropolitani migranti, tali riders, come hanno messo in luce diverse inchieste, sono stati vittime di abusi lavorativi anche durante l’emergenza da coronavirus. Il fenomeno, più in generale, si iscrive nel contesto della nuova economia digitale e si caratterizza per una sorta di neo-schiavismo, dovuto all’inasprimento del precariato e all’assenza di tutele e protezioni. Di fatto uno stato di invisibilità sociale sul piano giuridico.
“In Sicilia la presenza della popolazione immigrata regolare è più bassa che nel resto d’Italia – afferma Serenella Greco, una delle curatrici del rapporto dell’istituto Arrupe -. Questo dato si collega nella gran parte dei casi alle opportunità lavorative più basse cui hanno accesso le persone straniere nell’Isola“.
Un altro dato legato all’istruzione induce a affermare che sarebbe da rivedere l’intero impianto formativo dedicato ai giovani stranieri per proiettarli davvero nel mondo del lavoro.
“Le iscrizioni nelle università siciliane da parte degli immigrati sono bassissime – puntualizza Greco – Ci sono aspetti che necessitano di ulteriore approfondimento ,come quello di studiare nuove misure che portino a considerare gli immigrati una risorsa significativa per il nostro Paese. Purtroppo, ad oggi, non vengono realmente riconosciute all’immigrato pari opportunità d’integrazione sociale”. Per questo, “sarebbe auspicabile pensare oggi al migrante in chiave di costruzione del suo futuro che andrebbe a beneficio di tutta la società“.
Tra gli altri dettagli del rapporto, quello relativo alle rimesse inviate all’estero dagli stranieri presenti a livello nazionale: 223,6 milioni di euro, il 3,8% delle rimesse inviate dall’Italia. Un dato che registra un incremento di poco superiore al 9 per cento. Anche in Sicilia il 2018 è stato invece caratterizzato dal crollo delle rimesse cinesi.
Infine i dati sui minori stranieri. Quelli presenti in Sicilia al 1° gennaio 2019 sono 38.264 e costituiscono il 19,1% della popolazione straniera residente nell’Isola (+3,4 l’incremento percentuale rispetto al 1° gennaio 2018). La scuola primaria è l’ordine che accoglie il numero maggiore di alunni con cittadinanza non italiana (33%); a questa segue la scuola secondaria di secondo (26,4%) e di primo grado (17,4%).