Che fine ha fatto in Sicilia il percorso della certificazione delle competenze? Non c’era ancora neanche il Covid e la pandemia non era esplosa quando l’assessorato regionale al Lavoro, a fine 2019 pensò a mettere nero su bianco l’avvio dell’iter. Una strada che sembrava introdurre maggiori facilitazioni nel groviglio dei permessi amministrativi dove spesso annega la pazienza dei siciliani.
Il mondo dei mestieri, quelli di ieri, ma anche quelli in via di affermazione che afferiscono a una sfera pratica di tutti i giorni avrebbe potuto avere una significativa accelerazione in termini di autorizzazioni, specie se si fosse dato corso alla “prova d’arte”, il passaggio autocertificante che avrebbe potuto accorciare le distanze senza doversi rivolgere ad enti e pagare personalmente di tasca propria. L’assessorato regionale che si occupa della materia sta valutando di inserire corsi di aggiornamento, anche serali anche per provare a stanare più numeri possibili dall’emersione del lavoro nero. Manca o comunque non è completa l’anagrafe delle professioni dalla quale le imprese potrebbero attingere per la ricerca di determinate figure professionali qualificate e con competenze.
La distorsione tra lavoratori effettivi, operatori e “abusivi” crea uno scompenso pratico non solo in termini di lettura del fenomeno, ma soprattutto incoraggia l’inerzia passiva dello “status quo” da cui non si esce. I centri per l’impiego, il cui recente concorso in termini di arruolamento di personale è stato un mezzo flop, sostengono di non avere avuto un numero congruo di richieste di soggetti che volevano validare e certificare le competenze. Insomma, rimane ancora un lasso di tempo lungo e senza sbocchi che si sta ponendo tra la questione e il suo esito.