PALERMO – Con il progetto “In Liberty We Trust“, mostra dell’artista palermitana Gabriella Ciancimino, l’Accademia di Belle Arti di Palermo prende parte al cartellone dei Collateral Events di Manifesta12.
“In Liberty We Trust“, che si inaugura il 13 giugno alle 18 nelle sale di Palazzo Ziino, è un progetto site specific realizzato con installazioni ambientali imponenti, wall drawings, che si dispiegano tra le pareti, sui pavimenti, sulle finestre, immergendo lo spettatore in un anarchico paesaggio di piante endemiche.
Inserita in Palermo Capitale della Cultura 2018, la mostra è il settimo appuntamento espositivo di Visual Startup, il programma di direzione artistica di Palazzo Ziino che il Comune di Palermo ha affidato all’Accademia.
In continuità con un percorso che la Ciancimino ha intrapreso in diversi paesi del mondo, l’installazione coniuga pensiero politico e ricerca botanica, concentrandosi sul valore simbolico attribuito alle piante endemiche, che migrano e che resistono adattandosi a vivere in situazioni climatiche differenti e secondo gli assetti più disparati.
In questa occasione, a ispirare il discorso visivo troviamo innanzitutto la figura del grande architetto Ernesto Basile, che disegnò i tendaggi originari dello stresso Palazzo quando a fine Ottocento la Famiglia Ziino ne intraprese l’edificazione.
L’incontro dell’artista con il lavoro del celebre maestro del Liberty siciliano è avvenuto in realtà molto tempo fa.
Ad interessarla sono stati dapprima gli stilemi vegetali che innervavano le architetture di Basile e ne popolavano l’apparato decorativo, poi le iconografie botaniche presenti nel suo archivio, dove, tra le tante, non mancavano alcune significative piante endemiche.
Lo studio si è ampliato, parallelamente, alle specie vegetali insediatesi sulle coste della Sicilia, soprattutto quelle che hanno sviluppato forme di adattamento morfologico o fisiologico che consente loro di vivere, non solo di sopravvivere, in ambienti salini e aridi.
L’intento dell’artista è quello di rileggere le dinamiche di mobilità, di adattamento e di convivenza tra culture e colture diverse, focalizzando l’attenzione sia su specie vegetali con un’elevata resistenza biologica sia su alcuni movimenti politici di stampo libertario.
Lo si evince facilmente in uno dei grandi wall drawings in mostra, dove le iconografie botaniche vengono intrecciate con le testate di periodici anarchici italiani, francesi e americani ritrovati in archivi e biblioteche.
In mostra viene evocato anche un altro giardino ad alto potenziale simbolico, quel leggendario tappeto, 65×25 metri, commissionato dal re persiano Cosroe II, conosciuto come Giardino di primavera, che rappresentava l’allegoria del Buono e del Cattivo Governo. Un tassello fondamentale nella storia del giardino mediterraneo.
Di sala in sala lo spettatore si troverà, dunque, immerso in un grande paesaggio concepito come un puzzle in cui piante endemiche, slogan politici, iconografie del buon governo, pattern decorativi di materiali ruvidi intrecciano e indagano temporalità e geografie, esprimendo il desiderio di abbandonarsi dentro una fitta giungla ove tornare a esperire un sentire elementare.
L’esposizione, curata da Daniela Bigi e Gianna Di Piazza insieme a Gabriella Ciancimino, rimarrà aperta al pubblico fino al 24 agosto, dal lunedì al (venerdì 9.30 – 18.30). Apertura straordinaria il 16 giugno dalle 9.30 – 18.30, ingresso gratuito.