Nonostante il turismo sia uno dei settori trainanti dell’economia siciliana è aumentato negli ultimi sei mesi il numero delle strutture ricettive che non ce la fanno. Tanto che in Sicilia si registra una delle percentuali più alte (il 52%) di alberghi, bed & breakfast, motel, campeggi e simili finiti all’asta. Un numero che va ben oltre la media nazionale del 21%.
Lo rivela il Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro studi Sogeea, che è stato presentato in Senato.
Poco più della metà degli immobili oggetto dell’analisi (111) è localizzato nel Mezzogiorno d’Italia (isole maggiori comprese), a fronte di una quota pari al 46% emersa a luglio 2016: un ulteriore segnale delle evidenti difficoltà incontrate nelle zone meridionali a contrastare una congiuntura di stagnazione economica ormai di medio-lungo periodo.
Gli incrementi più significativi si riscontrano in Sicilia (+52%), la regione italiana con più strutture all’asta insieme alla Toscana (32 a testa), in Campania (+68%) e in Calabria, passata da zero a 8 immobili in vendita. Allargando lo sguardo a livello nazionale, da rilevare il +71% dell’Emilia Romagna e il +45% di Piemonte e Toscana. Migliora leggermente la situazione della Sardegna, passata da 25 procedure forzate a 22, e del Lazio, da 19 a 17. Tutte le regioni italiane entrano in questa classifica, in fondo alla quale si trova la Liguria con un solo immobile turistico-ricettivo all’asta.
A livello di province, invece, comanda Salerno con 18 strutture in vendita: il dato, l’unico a doppia cifra nel panorama nazionale, le consente di primeggiare nettamente rispetto a Frosinone, Pistoia e Rimini (9 per ognuna). Seguono poi Cuneo (8), Livorno, Pisa e Siracusa (tutte con 7).
“A pagare dazio sono soprattutto le realtà imprenditoriali di dimensioni contenute”, spiega Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro Studi. “Il 55% dei complessi turistico-ricettivi attualmente all’asta ha un prezzo inferiore al milione di euro, una quota del mercato in linea con quella rilevata nello studio di luglio 2016 e pressoché costante in tutte le serie storiche. Ovviamente anche la crescita del numero assoluto di strutture in difficoltà non può che preoccupare. Va sottolineato come i timidi segnali di incoraggiamento registrati a metà dello scorso anno non abbiano trovato continuità in questa ultima rilevazione”.
Per Simoncini le cause non sono riconducibili alla contingenza economica. “Le tempistiche delle vendite immobiliari forzate non sono sovrapponibili agli scenari economico-finanziari attuali, poiché scaturiscono come reazione a problematiche sorte in precedenza. Ciò detto, non si può non evidenziare con preoccupazione come, alla conclamata e pressoché strutturale fragilità del panorama socio-economico del Mezzogiorno, rischino di associarsi complicazioni in realtà territoriali storicamente più virtuose. Se la concentrazione di immobili in vendita in Sardegna e Sicilia conferma le notevoli difficoltà in cui versano due dei territori più attrattivi del nostro Paese dal punto di vista turistico, gli incrementi registrati, ad esempio, in Toscana ed Emilia Romagna costituiscono nuove fonti di turbamento”.