Il risultato del voto delle politiche 2018 stenta, comprensibilmente, ancora a prendere forma. Si delineano tendenze importanti che possono fare da impalcatura al discorso complessivo che nelle prossime 24 ore definiranno l’intero quadro.
A partire dalla Sicilia. Linee da sviluppare, orientamenti, conferme e ancora tanta attesa.
Il centrodestra, specie dopo la vittoria alle Regionali, aveva l’esigenza di confermarsi nuovo quando invece appariva per molti aspetti vecchio e solo sfoltito in alcuni ranghi.
I siciliani, esprimendo la loro posizione dentro l’urna, erano chiamati a dire se ancora li affascina il ricordo dell’era forzista e di Berlusconi, oppure, se anche nell’Isola l’immagine del Cavaliere risultava, anche in maniera intermittente, appesantita dagli anni, stanca e provata, e soprattutto per la prima volta da sempre, con un leadership interna contesa dai numeri di Salvini.
Sarà bastato il messaggio del Cavaliere, a base di pensioni da aumentare, tasse da abbassare e rilancio produttivo, a tenere lontana l’onda lunga dei 5stelle in Sicilia?
Rimane inoltre, una grande attesa, inutile negarlo, per il voto dei salviniani di Sicilia. L’emigrazione è stato uno dei temi-chiave, uno dei pochi si cui si è discusso a oltranza e per il quale la Sicilia dell’accoglienza ci mette spesso la faccia.
“Senza i migranti nessuno raccoglierebbe i pomodori”, la frase pronunciata nei giorni scorsi da Emma Bonino, che racchiude in una oggettiva verità, una parte di soluzioni altrettanto mancate fino a questo momento e da perfezionare in un futuro prossimo in cui i temi della sicurezza delle periferie saranno anche al centro dell’attenzione del governo regionale.
Se, il dato iniziale della Lega che supera Forza Italia affonda le sue radici anche nel Centro Sud, le sorprese potrebbero non mancare anche in Sicilia.
Un governo che ha visto la propria azione esordire a cavallo della definizione delle liste e della formazione dello scenario in campo che stanotte conferisce i suoi esiti. È stato un traino al voto dei siciliani? Ci si doveva aspettare di più?
Difficile poterlo dire senza un approfondimento di numeri, cifre e dati.
Un ruolo di regia, in questa campagna elettorale, meno appariscente rispetto al passato lo ha avuto Gianfranco Miccichè.
Il presidente dell’Ars ha preferito mantenere un profilo più sobrio dopo aver messo dentro le candidature a cui teneva di più. Tra qualche ora vedremo se anche questa scelta avrà pagato.