Negli ultimi quattro anni la Sicilia ha registrato un morto sul lavoro ogni 4 giorni. Particolarmente colpito il settore edile, ma il fenomeno riguarda anche agroalimentare, terziario manifatturiero.
La Sicilia è la seconda Regione d’Italia con il più alto deficit di sicurezza e solo 49 ispettori del lavoro, più 30 a termine e con mansioni ridotte che rimarranno sino al 31 dicembre 2024.
Le cause principali sono il lavoro irregolare che si annidano il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e di conseguenza la gran parte degli incidenti sul lavoro e lo stress termico.
Oggi, 11 aprile 2024, Cgil e Uil hanno aderito allo sciopero nazionale per chiedere sicurezza e “Zero morti sul lavoro” attraverso un “Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro”.
“Si ha sempre la sensazione di non avere fatto in tempo quando si piangono i morti”, dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. “Non è degna di un Paese civile la strage nei cantieri, nei campi, nelle fabbriche”, aggiunge Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia. Eppure Cgil e Uil siciliane, assieme alle confederazioni nazionali portano avanti la battaglia per la salute e la sicurezza sul lavoro da molto tempo. “Ma le risposte tardano ad arrivare”.
Le azioni
“La “prevenzione” è l’unica arma per poter evitare incidenti di lavoro – spiega Francesco Lucchesi della segreteria regionale della Cgil -. E’ la parola chiave del patto, ma accanto vi devono essere tutte una serie di azioni da attuare come uno specifico Durc salute e sicurezza, reso obbligatorio per gli appalti pubblici e privati, norme che impediscano di usufruire di finanziamenti pubblici alle imprese che non rispettano i requisiti di regolarità e legalità, contratti e norme sulla sicurezza. E ancora formazione e rafforzamento della vigilanza“.
“In merito alla patente a punti nei cantieri, pensata dal Governo, come un sistema per incentivare e premiare le aziende che dimostrano un impegno concreto nell’adozione di misure di prevenzione e miglioramento della sicurezza sul lavoro – prosegue -,pensiamo che la morte di una persona non può essere equiparata ad un corso di formazione per riacquisire i punti persi. Le aziende si devono assumere le responsabilità delle attività che vengono messe in campo“.
“Per quanto riguarda la vigilanza abbiamo un problema strutturale in Sicilia: pochi ispettori e un protocollo tenuto nel cassetto – conclude Lucchesi -. Stiamo lavorando sul cercare di far rimanere più a lungo gli spettori inviati dall’Inl, ma chiediamo un intervento della Regione tenendo anche in considerazione il protocollo firmato dall’ex assessore regionale Scavone con il presidente dell’Ispettorato nazionale Bruno Giordano che prevedeva la possibilità di inviare volontari ispettori del territorio nazionale che potevano venire in Sicilia a lavorare da 3 a 6 anni e non per periodi brevi per incentivare i volontari a venire nell’Isola”.
In merito allo stress termico, dovrebbe essere in dirittura d’arrivo un protocollo che introduca nuove regole e norme onde evitare la sovraesposizione di lavoratrici e lavoratori nelle ore più calde del periodo estivo.