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Irsap: Centro direzionale di Brancaccio. Le precisazioni di Alfonso Cicero

sabato 31 Marzo 2018
alfonso cicero irsap

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota da Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap.

«Nel contesto dell’articolo Irsap: il degrado del Centro direzionale di Brancaccio, pubblicato nel vostro giornale on line, il 29 marzo u.s., vengono diffuse diverse ed efficaci immagini video degli uffici dell’ex Consorzio Asi di Palermo che comprovano, ulteriormente, il medesimo stato di scandaloso degrado e disordine documentale oggetto di diverse e dettagliate denunce – corredate da foto e video – che sino al 2015 avevo presentato all’autorità giudiziaria nella qualità di Presidente dell’IRSAP, incarico, com’è noto, da cui mi sono dimesso il 18 settembre 2015.

Sino al mese di agosto del 2015, presso la sede legale dell’IRSAP e dell’ex Consorzio ASI di Palermo, si erano verificati ben cinque raid: 5 e 6 gennaio 2013, trafugamento di rame sui tetti e vistoso danneggiamento della pavimentazione esterna del centro direzionale; 8 dicembre 2014, trafugamento di copiosi atti presso gli uffici della presidenza dell’IRSAP contenti copie di denunce ed esposti che avevo presentato all’autorità giudiziaria; 13 luglio e 13 agosto 2015, trafugamento e dispersione di copiosa documentazione e strumentazione informatica presso la sede dell’ex Consorzio ASI di Palermo. Inoltre, sino al settembre del 2015, presso la sede legale dell’IRSAP, erano attivi i sistemi di allarme e di video sorveglianza, a quanto pare, non più funzionanti nel periodo successivo alle mie dimissioni.

Prima del mio insediamento all’IRSAP, del 21 dicembre 2012, la sede del Consorzio di Palermo, in cui vi operavano circa venti dipendenti a tempo indeterminato, si trovava all’interno del centro direzionale di Brancaccio ove, per spazi dedicati a soli uffici, insiste un intero complesso di circa 2.500 mq, nel quale da molto tempo – com’è noto – non venivano effettuati i necessari e più elementari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre a non effettuare i relativi pagamenti degli oneri obbligatori, dei servizi di pulizia, delle varie utenze elettriche, telefoniche etc.

Ampie porzioni del predetto edificio e degli altri corpi dell’imponente centro direzionale, nel tempo, erano state concesse in locazione a diversi enti e società, in gran parte, senza la dovuta registrazione dei relativi contratti, che perseguivano scopi per nulla confacenti alle finalità istituzionali del Consorzio e che, peraltro, da svariati anni non corrispondevano neanche i canoni di locazione dovuti all’ente. La sede legale dell’IRSAP e gli uffici dell’ex Consorzio di Palermo, da gennaio del 2013, venivano allocati opportunamente presso un unico edificio di minori dimensioni, funzionale ed adeguato al numero dei dipendenti in servizio ed alle attività da espletare, sede in cui sino al dicembre 2012 continuava ad operavi, immotivatamente, un ente di formazione che da tempo aveva concluso le attività amministrative del tanto discusso progetto INLA.

E’ alquanto oggettivo ed evidente che la sede operativa regionale dell’IRSAP (SOR), immotivatamente dismessa dopo le dimissioni del sottoscritto, istituita e collocata in una zona centrale della Sicilia in osservanza alla Circolare dell’Assessorato regionale delle attività produttive n. 1576, del 28 marzo 2012 (pubblicata nella GURS del 20 aprile del 2012 e non impugnata), ed all’art 3 dello Statuto dell’ente approvato con decreto dell’Assessorato regionale delle attività produttive, del 6 marzo del 2013 (pubblicato nella GURS del 12 aprile 2013 e non impugnato), non aveva concorso in alcun modo allo scandaloso degrado del centro direzionale di Brancaccio, al vistoso e preordinato disordine documentale ed alle molteplici opacità, responsabilità riconducibili, chiaramente, alle pregresse  gestioni del Consorzio Asi di Palermo ed a chi aveva il compito di dirigere e coordinare l’ufficio periferico dell’IRSAP.

Un ente, sino al 2012, com’è facilmente riscontrabile dagli atti, segnato da innumerevoli ingiunzioni di pagamento, pignoramenti, ingenti debiti, diffuso degrado infrastrutturale a danno degli agglomerati industriali e dei diversi centri direzionali, carenza dei servizi essenziali alle imprese insediate, una quantità enorme di contenziosi affidati in assenza di uno specifico regolamento molti dei quali senza la dovuta copertura finanziaria, nonchè da varie e gravi opacità, fatti e circostanze prontamente segnalate all’autorità giudiziaria.

Permane costante e pervicace il tentativo subdolo da parte di taluni “colletti bianchi”, perseguito anche dopo le mie dimissioni, di diffondere agli organi di stampa – e ad altre sedi – illazioni e accuse palesemente destituite di ogni fondamento a danno del mio onore e della mia reputazione personale ed istituzionale, utilizzando sempre i soliti temi tra i quali le spudorate e vergognose falsità sullo spreco di denaro pubblico per l’istituzione della sede operativa regionale a Caltanissetta e sul degrado del centro direzionale di Brancaccio.

Negli anni ho preferito subire in “silenzio” le diverse e pervicaci campagne mediatiche diffamatorie a scopo ritorsivo, cariche di odio e zeppe di accuse calunniose, seguendo la via della denuncia all’autorità giudiziaria a tutela del mio onore e della mia reputazione. Denunce da cui sono scaturiti, davanti i Tribunali Penali di diversi territori della Sicilia, numerosi processi a carico di diversi soggetti protagonisti delle suddette campagne diffamatorie.

Oggi, imputato per il reato di diffamazione aggravata e continuata vi è anche un funzionario dell’ufficio periferico IRSAP di Palermo, tale Mario Rinaldi, soggetto che non ha mai smesso di manifestare profondo odio e livore contro la mia persona, destinatario, unitamente ad un altro funzionario dell’IRSAP, di un decreto di citazione a giudizio disposto dalla Procura della Repubblica di Catania, l’11 gennaio scorso, per avere pubblicato nel 2014 a margine di diversi articoli di un giornale on line, utilizzando vari nickname al fine di nascondere la propria identità, molteplici commenti diffamatori che hanno offeso gravemente il mio onore e la mia reputazione.

La prima udienza del processo si celebrerà il prossimo 28 maggio, davanti il Tribunale Penale di Catania, ove mi costituirò parte civile per chiedere un ingente risarcimento dei gravi ed irreparabili danni morali ed all’immagine patiti – e tutt’ora in essere – causati dalle innumerevoli e palesi false accuse propalate dal Rinaldi, che hanno riguardato anche il degrado del centro direzionale del Consorzio Asi di Palermo, lo spreco di denaro pubblico nella gestione dell’IRSAP ed altre spudorate diffamazioni».

Caltanissetta, 31 marzo 2018.

Alfonso Cicero

ex Presidente IRSAP

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